x
Pugilato Estero

Tyson Fury Torna nel 2026: Vuole la Rivincita con Usyk

Tyson Fury Torna nel 2026: Vuole la Rivincita con Usyk
  • PublishedOttobre 15, 2025

Tyson Fury, il carismatico e controverso Gypsy King, sembra sempre più determinato a tornare sul ring nel 2026. Dopo aver annunciato un ritiro improvviso e sorprendente lo scorso gennaio, spegnendo le speranze di milioni di fan che attendevano da anni lo scontro tutto britannico con Anthony Joshua, il peso massimo di Manchester ha gradualmente lasciato intendere che la sua avventura pugilistica potrebbe non essere ancora conclusa.

Le dichiarazioni del suo storico promoter Frank Warren hanno confermato ciò che molti sospettavano: Tyson Fury non ha ancora finito con il pugilato. E quando tornerà, avrà un obiettivo molto preciso in mente: Oleksandr Usyk, l’uomo che gli ha inflitto le uniche due sconfitte della sua carriera professionistica.

In un’intervista rilasciata a Sky Sports, Warren ha rivelato i pensieri del suo pupillo: “Mi ha fatto capire che vuole continuare. Si parla molto di Joshua, si parla del fatto che Joshua stia facendo un match di preparazione, quindi non c’è modo che Tyson resti seduto ad aspettare. Ma l’incontro che vuole davvero è un’altra occasione contro Usyk.”

Questa dichiarazione apre scenari affascinanti per il 2026, un anno che potrebbe vedere il ritorno di uno dei pugili più iconici e discussi dell’era moderna, alla ricerca della redenzione contro l’uomo che ha messo fine alla sua imbattibilità.

Il Ritiro di Gennaio: Una Decisione Improvvisa e Controversa

Per comprendere appieno il significato di questo possibile comeback, è necessario tornare indietro a gennaio 2025, quando Tyson Fury scioccò il mondo del pugilato annunciando il suo ritiro dalle competizioni. L’annuncio arrivò in modo inaspettato, senza preavviso, attraverso i suoi canali social media con il tipico stile diretto e poco convenzionale che caratterizza il Gypsy King.

Il timing dell’annuncio non poteva essere più frustrante per i fan della boxe. Proprio quando sembrava che il tanto atteso match contro Anthony Joshua potesse finalmente concretizzarsi, dopo anni di trattative, polemiche, offerte e controfferte, Fury aveva deciso di chiudere i guanti. Era come se il pugile britannico avesse deliberatamente sabotato quello che sarebbe potuto essere uno degli incontri più lucrosi e attesi nella storia del pugilato britannico.

Le reazioni furono miste. Alcuni fan credettero immediatamente alla notizia, interpretandola come l’ennesima conseguenza delle due sconfitte subite contro Usyk. Altri, più cinici e abituati alle tattiche psicologiche e alle dichiarazioni shock di Fury, la videro come l’ennesimo capitolo di una lunga saga di ritiri annunciati e poi smentiti.

La verità è che Tyson Fury ha una storia complicata con i ritiri. Nel corso della sua carriera ha annunciato di ritirarsi almeno quattro o cinque volte, per poi tornare puntualmente sul ring. Questa tendenza a oscillare tra dichiarazioni definitive di ritiro e comeback spettacolari è diventata quasi un marchio di fabbrica del personaggio Fury, parte integrante della sua complessa personalità.

Ma il ritiro di gennaio aveva qualcosa di diverso. Arrivava dopo due sconfitte consecutive contro Usyk, qualcosa che Fury non aveva mai sperimentato prima. Per un pugile che aveva costruito la sua carriera e la sua identità sull’essere imbattuto, sull’essere “il più grande peso massimo del pianeta”, quelle due sconfitte rappresentavano un colpo durissimo all’ego e alla narrativa che aveva costruito attorno a sé stesso.

Le Due Sconfitte Contro Usyk: Il Crollo di un Mito

Le due battaglie tra Tyson Fury e Oleksandr Usyk nel 2024 rimarranno nella storia del pugilato come due dei match più significativi e dibattuti della divisione dei pesi massimi negli ultimi decenni. Entrambi gli incontri si sono conclusi con la vittoria ai punti dell’ucraino, ma le dinamiche e le narrazioni che li hanno circondati meritano un’analisi approfondita.

Il Primo Incontro: Maggio 2024

Il primo match tra Fury e Usyk si tenne a maggio 2024, in un evento che aveva catalizzato l’attenzione del mondo pugilistico intero. Per la prima volta in oltre vent’anni, tutti i titoli mondiali dei pesi massimi erano in palio in un unico incontro. Il vincitore sarebbe diventato il campione indiscusso, un’impresa che nel pugilato moderno, frammentato tra diverse organizzazioni e cinture, è diventata sempre più rara.

Fury entrò sul ring come leggero favorito. Aveva i vantaggi fisici: era più alto, più pesante, con un’allungata superiore. La sua capacità di usare il jab, la sua mobilità per un uomo di quelle dimensioni e il suo stile unorthodox lo rendevano un avversario estremamente difficile da affrontare. Inoltre, Fury non aveva mai perso in carriera, mentre Usyk, pur essendo imbattuto anche lui, era considerato da molti un peso massimo “piccolo”, salito dalla divisione dei pesi massimi leggeri.

I primi round confermarono le aspettative. Fury utilizzò la sua superiorità fisica per controllare la distanza, lavorando con il jab e movendosi lateralmente per evitare i colpi di potenza di Usyk. Il britannico sembrava a suo agio, quasi giocoso sul ring, alternando momenti di seria intenzione pugilistica a momenti di showboating che sono diventati il suo marchio di fabbrica.

Ma dalla metà del match in poi, qualcosa cambiò. Usyk, con la pazienza e l’intelligenza tattica che lo hanno reso grande, iniziò a trovare soluzioni. Accorciò la distanza, iniziò a lavorare al corpo con precisione chirurgica, sfruttò la sua superiore velocità di mano per vincere gli scambi ravvicinati. Il suo lavoro metodico e implacabile iniziò a erodere la fiducia di Fury.

Il momento cruciale arrivò nel nono round, quando Usyk ferì seriamente Fury con una combinazione devastante. Il britannico vacillò, le gambe cedettero, e per un momento sembrò che l’arbitro potesse fermare il match. Fury sopravvisse al round solo grazie alla campana, un salvataggio che divenne immediatamente oggetto di discussione.

Alla fine, i giudici decretarono la vittoria di Usyk per split decision, una decisione che molti considerarono generosa nei confronti di Fury. L’ucraino era diventato il nuovo campione indiscusso dei pesi massimi, e Fury aveva subito la prima sconfitta della sua carriera professionale.

Il Secondo Incontro: Dicembre 2024

La clausola di rivincita automatica garantì un secondo match, che si tenne a dicembre 2024. Fury arrivò all’incontro con un peso significativamente ridotto, convinto che essere più leggero e mobile lo avrebbe aiutato contro la velocità di Usyk. Parlò di redenzione, di aver imparato dagli errori del primo match, di avere un nuovo game plan.

Ma la realtà sul ring raccontò una storia diversa. Usyk dominò ancora più chiaramente del primo incontro. La sua superiorità tecnica era evidente in ogni round: migliore tempismo, migliore precisione, migliore ring generalship. Fury sembrava frustrato, incapace di trovare soluzioni ai problemi posti dall’ucraino.

Questa volta non ci furono dubbi nella mente dei giudici. Usyk vinse per decisione unanime, in un verdetto che nessuno contestò seriamente. Per Fury, non si trattava solo della seconda sconfitta consecutiva, ma della conferma che Usyk era semplicemente un pugile migliore, un avversario contro il quale le sue armi tradizionali risultavano inefficaci.

Frank Warren e l’Analisi del Comeback

Le dichiarazioni di Frank Warren a Sky Sports offrono uno spaccato interessante sulla mentalità di Tyson Fury e sulle ragioni che potrebbero spingere il Gypsy King a tornare sul ring.

“Non ha molte miglia sul contachilometri”, ha spiegato Warren, riferendosi al fatto che Fury, nonostante l’età (37 anni), non ha subito molti danni nel corso della sua carriera. “Non è uno stupido, è un tipo molto intelligente, sa meglio di te e di me cosa gli rimane e cosa può fare. Non ha bisogno di combattere, sono sicuro che la sua famiglia non vuole che combatta, ma è un uomo che vive per combattere e se decide di andare avanti e farlo, lo farà.”

Queste parole rivelano diversi aspetti importanti. Primo, Warren riconosce che Fury è fisicamente ancora in condizioni accettabili per competere ad alto livello. A differenza di molti pesi massimi della sua età, Fury non ha accumulato il tipo di danno che renderebbe pericoloso un ritorno sul ring.

Secondo, Warren ammette che economicamente Fury non ha alcun bisogno di combattere ancora. Il britannico ha guadagnato decine di milioni di sterline nel corso della sua carriera, in particolare dagli ultimi mega-eventi contro Usyk e dalla trilogia contro Deontay Wilder. La sua sicurezza finanziaria è assicurata per il resto della sua vita.

Terzo, e forse più significativo, Warren sottolinea che la famiglia di Fury preferirebbe che si ritirasse definitivamente. Sua moglie Paris ha espresso più volte le sue preoccupazioni riguardo ai rischi del pugilato, specialmente dopo aver visto il marito ferirsi gravemente contro Usyk. Ma Warren riconosce che Fury è fondamentalmente “un uomo che combatte”, qualcuno per cui il pugilato non è solo un lavoro ma un’essenza identitaria.

Queste osservazioni dipingono il quadro di un pugile che sta combattendo una battaglia interna tra il desiderio di redenzione e la realtà delle responsabilità familiari e dei rischi per la salute.

Anthony Joshua: L’Elefante nella Stanza

L’elefante nella stanza di qualsiasi discussione sul futuro di Tyson Fury è inevitabilmente Anthony Joshua. Per oltre sei anni, il match tra questi due giganti britannici è stato “il grande incontro mancato” del pugilato mondiale, una super-fight che tutti volevano vedere ma che per una serie infinita di ragioni non si è mai concretizzata.

Le ragioni per cui Fury-Joshua non è mai avvenuto sono complesse e coinvolgono ego, questioni economiche, timing sbagliato e incomprensioni tra i rispettivi team promozionali. Quando Fury era campione, Joshua aveva appena perso contro Andy Ruiz Jr. Quando Joshua riconquistò i titoli, Fury era impegnato nella sua trilogia con Wilder. Quando finalmente sembrarono vicini a un accordo, Usyk emerse come sfidante obbligatorio e tutto saltò di nuovo.

Ora, nel 2025, entrambi i pugili si trovano in posizioni completamente diverse rispetto a quando il match sembrava inevitabile. Joshua è reduce da una serie di alti e bassi, con vittorie alterne e prestazioni che hanno lasciato molti dubbi sulla sua capacità di competere ancora al massimo livello. Fury, come già discusso, ha subito due sconfitte consecutive ed è ufficialmente ritirato.

Le dichiarazioni di Warren suggeriscono che Fury non è particolarmente interessato al match con Joshua. “Si parla molto di Joshua, si parla di Joshua che fa un match di preparazione, quindi non c’è modo che Tyson resti seduto ad aspettare”, ha detto il promoter, implicando che se Joshua vuole combattere con Fury, deve essere pronto immediatamente, non dopo ulteriori “tune-up fights”.

Questa posizione riflette probabilmente una combinazione di fattori. Da un lato, Fury potrebbe genuinamente non essere interessato a Joshua come avversario, considerandolo meno prestigioso di una rivincita con Usyk. Dall’altro, potrebbe essere una tattica negoziale, un modo per mettere pressione sul campo Joshua e dettare i termini di un eventuale accordo.

La realtà è che un match Fury-Joshua nel 2026, anche senza titoli in palio, genererebbe comunque introiti enormi. Entrambi i pugili sono star in Gran Bretagna, entrambi hanno seguito globale, e la narrativa del “meglio che tardi che mai” potrebbe ancora attrarre milioni di spettatori. Ma sarebbe lo stesso evento che avrebbe potuto essere nel 2020 o 2021? Assolutamente no.

Oleksandr Usyk: L’Ossessione Incompiuta

Il vero desiderio di Fury, secondo Warren, è un terzo match contro Oleksandr Usyk. Questa rivelazione dice molto sulla psicologia del Gypsy King e sulla sua necessità di riscattare quelle due sconfitte che hanno macchiato il suo record precedentemente immacolato.

Per un pugile che ha costruito la sua intera identità sull’essere imbattuto, sul proclamarsi “il più grande peso massimo del pianeta”, le sconfitte contro Usyk rappresentano un trauma psicologico che va oltre il semplice sport. Fury ha bisogno di dimostrare a sé stesso (e al mondo) che può battere l’ucraino, che quelle due sconfitte erano anomalie, errori correggibili.

Ma questa ossessione solleva domande importanti. La prima: Usyk sarebbe interessato a un terzo match? L’ucraino ha già battuto Fury due volte, in modo abbastanza convincente. Ha dimostrato la sua superiorità tecnica e tattica. Un terzo match offrirebbe poco dal punto di vista dell’eredità sportiva – una vittoria sarebbe solo la conferma di ciò che già sappiamo, mentre una sconfitta macchierebbe le due vittorie precedenti.

Dal punto di vista economico, certo, un terzo match genererebbe ancora introiti significativi, specialmente se promosso come “l’ultima occasione di Fury” o “il match della redenzione”. Ma Usyk, che ha 38 anni e ha già conquistato tutto ciò che c’era da conquistare in due divisioni di peso, potrebbe preferire altri avversari o semplicemente ritirarsi come campione indiscusso.

L’altra domanda cruciale è: cosa è cambiato che potrebbe permettere a Fury di vincere un terzo match? Nelle prime due battaglie, Usyk ha dimostrato di avere risposte per tutto ciò che Fury gli proponeva. Ha neutralizzato il vantaggio fisico di Fury con mobilità superiore e intelligenza tattica. Ha sopportato i colpi di potenza del britannico e ha risposto con il suo implacabile lavoro al corpo e le sue precise combinazioni.

Per vincere un terzo match, Fury dovrebbe reinventarsi tatticamente, trovare nuove soluzioni che non ha mostrato nei primi due incontri. Ma a 37 anni, dopo due sconfitte che potrebbero aver eroso la sua fiducia, è realistico aspettarsi questa evoluzione?

Gli Altri Contendenti: Parker, Kabayel e il Nuovo Panorama

Warren ha menzionato anche altri possibili avversari per Fury nel caso in cui il match con Usyk non si concretizzasse: Joseph Parker e Agit Kabayel, entrambi pugili di alto livello che potrebbero rappresentare test interessanti.

Joseph Parker

Joseph Parker, l’ex campione WBO neozelandese, ha vissuto una sorta di rinascita nella sua carriera negli ultimi anni. Dopo aver perso i titoli mondiali contro Joshua e aver subito un paio di sconfitte frustranti, Parker ha cambiato strategia, allenatore e mentalità, tornando a vincere in modo impressionante.

Un match tra Fury e Parker avrebbe senso da diversi punti di vista. Parker è un nome riconoscibile, un ex campione del mondo con credenziali rispettabili. Non sarebbe il super-fight che tutti vogliono, ma sarebbe un test legittimo per un Fury che cerca di ricostruire la fiducia dopo le sconfitte contro Usyk.

Stilisticamente, Parker rappresenterebbe un tipo di sfida completamente diverso rispetto a Usyk. Meno tecnico ma più aggressivo, con buona mobilità per un peso massimo e un volume di colpi impressionante. Per Fury, potrebbe essere l’avversario ideale per un comeback: pericoloso abbastanza da rendere la vittoria significativa, ma non così insuperabile come Usyk.

Agit Kabayel

Agit Kabayel è un nome meno conosciuto al grande pubblico ma molto rispettato nell’ambiente pugilistico. Il tedesco di origini turche è un pugile tecnico, solido, che ha costruito un record impressionante senza mai avere l’opportunità di combattere per i titoli mondiali principali.

Un match tra Fury e Kabayel sarebbe interessante ma probabilmente non abbastanza glamour per soddisfare l’ego del Gypsy King. Kabayel non ha il nome, il seguito o il box office appeal per giustificare un grande evento pay-per-view. Sarebbe, effettivamente, proprio quel tipo di “tune-up fight” che Warren ha detto Fury non è interessato a fare.

Il Fattore Età: Può Fury Ancora Competere al Massimo Livello?

Una delle domande più importanti riguardanti il possibile comeback di Fury è se, a 37 anni e dopo due sconfitte consecutive, il britannico possa ancora competere al massimo livello della divisione dei pesi massimi.

Warren ha ragione quando dice che Fury non ha “molte miglia sul contachilometro”. A differenza di molti pesi massimi della sua età, Fury non ha combattuto con una frequenza particolarmente alta e non ha accumulato un danno significativo nel corso della sua carriera. Ha avuto lunghe pause tra i match, periodi di inattività che, paradossalmente, potrebbero aver preservato il suo corpo.

Inoltre, lo stile di Fury non si basa principalmente su attributi fisici che declinano rapidamente con l’età. Non è un knockout artist che dipende dalla potenza esplosiva. Il suo gioco si basa su elementi che possono durare più a lungo: intelligenza tattica, footwork, uso della distanza, timing. Questi sono attributi che, con la giusta preparazione e motivazione, possono rimanere efficaci anche oltre i 37 anni.

Tuttavia, ci sono segnali di declino che non possono essere ignorati. Nei match contro Usyk, Fury sembrava meno mobile che in passato, meno capace di sostenere un ritmo alto per dodici round, meno resistente ai colpi al corpo. Questi sono sintomi classici dell’invecchiamento nel pugilato, e porre rimedio a questi problemi diventa sempre più difficile con il passare degli anni.

C’è anche la questione della motivazione. Fury ha parlato apertamente delle sue battaglie con la depressione e le questioni di salute mentale. Dopo aver raggiunto la vetta del pugilato, dopo aver guadagnato milioni, dopo aver dimostrato di essere uno dei migliori pesi massimi della sua generazione, trova ancora dentro di sé la fame necessaria per sottoporsi al regime brutale di preparazione richiesto dal pugilato di alto livello?

Le Implicazioni Familiari: Il Prezzo del Comeback

Un aspetto spesso trascurato nelle discussioni sui comeback pugilistici sono le implicazioni familiari. Warren ha menzionato che la famiglia di Fury “non vuole che combatta”, e questa è una considerazione tutt’altro che banale.

Paris Fury, la moglie di Tyson, ha parlato pubblicamente delle sue preoccupazioni riguardo alla carriera del marito. Ha visto il danno che il pugilato può infliggere, sia fisico che mentale. Ha vissuto i periodi bui della depressione di Tyson, i suoi problemi con l’alcol e le droghe, le sue oscillazioni emotive estreme. Per Paris, ogni match rappresenta non solo il rischio di lesioni fisiche ma anche il potenziale scatenamento di nuovi episodi di instabilità mentale.

Fury ha sei figli, e la decisione di tornare sul ring a quasi 38 anni non può essere presa senza considerare l’impatto su di loro. Se dovesse subire un infortunio grave, se dovesse accumularsi un danno cerebrale significativo, le conseguenze durerebbero ben oltre la sua carriera pugilistica.

Questa tensione tra il desiderio personale di competere e le responsabilità familiari è un tema classico nel pugilato, particolarmente evidente nei casi di pugili veterani che contemplano il ritorno. La domanda diventa: quanto è giusto chiedere alla propria famiglia di sopportare l’ansia e il rischio di un altro match, specialmente quando non c’è necessità economica?

Il Panorama dei Pesi Massimi nel 2026

Per comprendere dove si inserirebbe un eventuale ritorno di Fury, è necessario guardare al panorama generale della divisione dei pesi massimi come potrebbe presentarsi nel 2026.

Oleksandr Usyk rimane il campione indiscusso, ma a 39 anni potrebbe essere vicino alla fine della sua carriera. Ha già espresso il desiderio di ritirarsi da campione, e un altro anno di attività potrebbe essere tutto ciò che gli resta.

Daniel Dubois, il giovane britannico che ha sfidato Usyk a luglio 2024, rappresenta una nuova generazione di pesi massimi. Potente, giovane e affamato, Dubois e altri come lui potrebbero dominare la divisione nei prossimi anni.

Altri nomi come Zhilei Zhang, Filip Hrgović e Martin Bakole stanno spingendo per ottenere opportunità di titolo. La divisione è ricca di talenti, forse più di quanto non lo sia stata negli ultimi vent’anni.

In questo contesto, dove si collocherebbe Fury? Sarebbe ancora un contendente di élite o semplicemente un grande nome del passato che cerca un ultimo payday? La risposta a questa domanda determinerà gran parte della narrativa del suo possibile ritorno.

Le Opzioni Promozionali e Televisive

Un altro fattore importante da considerare è il panorama promozionale e televisivo. Fury ha lavorato tradizionalmente con Frank Warren e Queensberry Promotions, con i suoi eventi trasmessi principalmente su BT Sport (ora TNT Sports) nel Regno Unito.

Ma il mondo della promozione pugilistica è cambiato drammaticamente negli ultimi anni. L’ascesa delle piattaforme streaming come DAZN e ESPN+, l’ingresso di Saudi Arabia come location di mega-eventi, e la crescente importanza dei social media hanno tutti trasformato il modo in cui i grandi match vengono organizzati e monetizzati.

Un terzo match Fury-Usyk richiederebbe probabilmente il supporto finanziario saudita per generare le borse che entrambi i pugili si aspetterebbero. L’Arabia Saudita ha dimostrato la volontà di investire centinaia di milioni nel pugilato di alto profilo, e un match di questo calibro si inserirebbe perfettamente nella loro strategia di sport-washing e nation-branding.

Un match Fury-Joshua, d’altra parte, potrebbe teoricamente svolgersi nel Regno Unito, probabilmente a Wembley Stadium, generando ancora introiti enormi attraverso un modello più tradizionale di biglietteria e pay-per-view.

Il Fattore Psicologico: Può Fury Superare il Trauma delle Sconfitte?

Forse l’aspetto più intrigante del possibile comeback di Fury è quello psicologico. Per un pugile che ha costruito la sua intera identità sull’essere imbattuto, sull’essere “il Re dei Re”, le sconfitte contro Usyk hanno rappresentato più di semplici battute d’arresto sportive. Hanno minato le fondamenta stesse della narrativa che Fury aveva costruito attorno a sé.

Fury ha sempre avuto una relazione complessa con la propria autostima e identità. Le sue ben documentate battaglie con la depressione e i pensieri suicidi hanno rivelato una fragilità emotiva che contrasta con la bravata e la fiducia che proietta pubblicamente. Il pugilato, per Fury, è stato sia causa che cura di questi demoni interiori.

Le sconfitte contro Usyk hanno tolto a Fury qualcosa che era fondamentale per la sua salute mentale: la capacità di credere di essere il migliore. Questo tipo di perdita può essere devastante per un atleta d’élite, specialmente per uno con la psicologia complessa di Fury.

Un comeback, in questo contesto, diventa tanto una questione di guarigione psicologica quanto di redenzione sportiva. Fury ha bisogno di dimostrare a sé stesso che può ancora competere, che quelle sconfitte non lo definiscono. Ma c’è anche il rischio che un’altra sconfitta, specialmente contro un avversario diverso da Usyk, potrebbe essere psicologicamente ancora più devastante.

Conclusioni: Un Ritorno Necessario o un Rischio Inutile?

Mentre ci avviciniamo al 2026, la domanda sul ritorno di Tyson Fury rimane aperta. Le dichiarazioni di Frank Warren suggeriscono fortemente che il Gypsy King sta seriamente considerando un comeback, con Oleksandr Usyk come obiettivo primario.

Ma è la decisione giusta? Da un punto di vista puramente sportivo, è difficile vedere come Fury possa battere Usyk dopo due sconfitte nette. L’ucraino ha dimostrato di essere tatticamente superiore, più disciplinato e più consistente. Senza un cambiamento drammatico nell’approccio di Fury o un significativo declino di Usyk, il risultato di un terzo match sembra prevedibile.

D’altra parte, il pugilato non è mai solo una questione di logica sportiva. È teatro, dramma, narrazione. E la storia di un grande campione che cerca redenzione dopo essere stato sconfitto ha un appeal eterno. Se Fury riuscisse in qualche modo a battere Usyk in un terzo match, sarebbe uno dei comeback più grandi nella storia del pugilato dei pesi massimi.

Per i fan, un ritorno di Fury nel 2026 garantirebbe almeno un altro capitolo in una carriera che è stata niente se non imprevedibile. Che si tratti di Usyk, Joshua o un altro avversario, vedere il Gypsy King sul ring è sempre uno spettacolo.

Ma per Tyson Fury l’uomo, per il marito e padre di sei figli, per qualcuno che ha già lottato con la depressione e i pensieri suicidi, la decisione deve essere ben più complessa. Ha già dimostrato di essere uno dei migliori pesi massimi della sua generazione. Ha già guadagnato più denaro di quanto potrebbe mai spendere. Ha già lasciato un’eredità duratura.

La vera domanda non è se Fury può tornare, ma se dovrebbe. E solo lui può rispondere.

Written By
Redazione

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *