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Interviste

Paolo Bologna – “The Gladiator”

Paolo Bologna – “The Gladiator”
  • PublishedSettembre 2, 2025

Un padre, un figlio, una città. Paolo “The Gladiator” Bologna racconta cosa significa lottare per i sogni, portare Firenze sul ring e togliersi l’armatura davanti all’amore più grande: suo figlio.

Dal sabbione di Santa Croce al ring, dal Calcio Storico al titolo italiano superwelter. Paolo “The Gladiator” Bologna racconta valori, battaglie, sogni e paternità. Una vita da guerriero, dentro e fuori dal quadrato:

🎤 Dal “sabbione” del Calcio Storico agli Azzurri di Santa Croce fino al ring: quali valori ti porti dietro da quel contesto e come hanno modellato il tuo stile di combattimento?

🗣️I valori sono sempre quelli: si combatte per la gloria, per se stessi, ma anche nel rispetto dell’avversario che fa la tua stessa vita. Dal Calcio Storico porto dentro il coraggio di affrontare tutto a viso aperto, senza paura, e quella scarica di adrenalina che ti spinge sempre a sfidare i più forti.

🎤 Notte di Ferrara, 6 dicembre 2024: al Palapalestre strappi la cintura italiana superwelter a Federico Schininà con verdetto unanime (97–93 per tutti e tre i giudici). Qual è stato il piano tattico decisivo e quanto ha contato vincere “in casa dell’avversario”?

🗣️È stata una notte incredibile. Il titolo italiano era il mio sogno e lo sentivo sempre più vicino nei giorni precedenti. Sapevo che Schininà fosse più tecnico di me e con grande esperienza da dilettante, ma ero convinto: “Può esserci anche il diavolo, io torno a casa con la cintura”. Non potevo accettare un altro finale. Vincere in casa sua ha reso tutto ancora più speciale.

🎤 Dopo il titolo hai detto: “Dedico il titolo a mio figlio e a Firenze”. In che modo diventare papà ha cambiato motivazioni, routine e gestione dei sacrifici?

🗣️Diventare padre ti cambia la vita. Non pensi più solo a te stesso, ma a lui. Ogni scelta, ogni variazione della mia routine è fatta per garantire che mio figlio stia bene. È un impegno che affronto con gioia, perché tutto ciò che faccio oggi lo dedico a lui.

🎤 Sei un gladiatore, un guerriero: nel Calcio Storico come nel pugilato indossi una vera e propria armatura, sempre pronto a dare battaglia. Ma quando torni a casa e ti ritrovi con tuo figlio, quell’armatura la togli. È in quei momenti che emerge il vero Paolo Bologna?

🗣️È vero, sul ring e nel Calcio Storico indosso un’armatura da guerriero, pronta per la battaglia. Ma quando torno a casa e prendo mio figlio in braccio, quell’armatura cade. Lo bacio, lo stringo, lo guardo negli occhi e capisco che tutto l’odio e la rabbia accumulati non contano più. L’amore che provo per lui è qualcosa che non avevo mai conosciuto prima: è lì che emerge il vero Paolo.

🎤 La difesa contro Damiano Falcinelli è finita in parità dopo dieci riprese tiratissime. Cosa hai imparato da quel match e su cosa stai lavorando per il prossimo step?

🗣️Quel match mi ha insegnato che la guerra va fatta, ma con intelligenza. Ho capito che non basta resistere e incassare: certe battaglie d’orgoglio si possono gestire meglio. Non cambierò il mio stile, che è sempre quello di affrontare chiunque, ma posso limare alcune situazioni per essere più lucido e strategico.

🎤 Da Graich a Falcinelli fino a Esposito, la tua carriera da campione si è costruita sempre nella battaglia, senza compromessi. Guardando avanti, quale sarà il prossimo obiettivo che ti sei posto sul ring?

🗣️Da professionista vero non puoi più scegliere: se sei arrivato in cima, devi affrontare solo i migliori. Puoi scappare una volta, ma poi devi smettere di fare il pugile. Io invece sono pronto a ogni battaglia, chiunque ci sia dall’altra parte.

🎤 Firenze ti ha festeggiato in Consiglio comunale: cosa ha significato per te quel riconoscimento istituzionale e che responsabilità senti verso la città?

🗣️Ricevere quel premio nel Salone dei Cinquecento, accanto al sindaco e all’assessore allo sport, è stato un orgoglio enorme. Ho pensato: “Ero uno scappato di casa e ora sono qui, premiato dalla mia città”. È stata un’emozione incredibile che mi ha fatto sentire parte viva di Firenze.

🎤Ti chiamano “The Gladiator”: dalle 60 gare da dilettante al passaggio al professionismo nel 2020, qual è la lezione tecnica e mentale più preziosa che ti porti dietro?

🗣️L’esperienza da dilettante mi ha insegnato tanto, ma soprattutto porto con me la voglia di vincere, di fare bene e di non deludere chi mi sostiene. Ogni step, ogni match, è un tassello in più che mi ha formato mentalmente e tecnicamente.

🎤TAF e i grandi eventi stanno riportando attenzione sulla boxe italiana: cosa ti dà combattere in quel contesto in termini di visibilità, preparazione e pressione mediatica?

🗣️Combattere con TAF è un’emozione unica. Per fortuna, grazie al Calcio Storico, ero già abituato a gestire la pressione del pubblico. Certo, combattere in un palazzetto con mille persone o all’Allianz Cloud con migliaia di spettatori è diverso, ma quella pressione l’ho sempre saputa domare.

🎤 Oggi come concili l’identità di calciante con quella di campione italiano di boxe? C’è ancora spazio, anche simbolico, per gli Azzurri di Santa Croce nel tuo percorso pugilistico?

🗣️Non lascerò mai né il pugilato né il Calcio Storico. Sono due amori indescrivibili, come chiedere se vuoi più bene a tuo padre o a tua madre. Entrambi fanno parte di me e ci sarà sempre spazio per tutte e due.

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Redazione

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