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Pugilato Italiano

Mondiali: Disfatta o Prologo di una Rinascita?

Mondiali: Disfatta o Prologo di una Rinascita?
  • PublishedSettembre 13, 2025

La giornata di oggi ha consegnato all’Italia una sola medaglia, arrivata nella categoria 54Kg con Sirine CHARAABI, l’unica di questi Mondiali 2025.

Una medaglia che pesa, non tanto per il colore, ma per tutto ciò che rappresenta: la fotografia di un movimento che da anni non riesce più a brillare come un tempo.

Questa nazionale è stata affidata a una guida nuova, coraggiosa, quasi rivoluzionaria: Giovanni De Carolis e Clemente Russo, due uomini che non avevano mai vissuto l’esperienza di allenare la squadra maggiore. Una scelta che ha diviso, acceso discussioni, acceso opinioni contrastanti tra addetti ai lavori e appassionati. Ed è giusto così. Perché la bellezza della democrazia, nello sport come nella vita, sta proprio nel diritto di discutere, analizzare, riflettere. E quando i risultati sono zero, signori, la critica non è solo legittima: è doverosa.

Personalmente, ho accolto con interesse questa nuova gestione. Conosco bene De Carolis: da atleta era un maniaco dei dettagli, un campione del mondo che non lasciava mai nulla al caso. Ma da tecnico, inevitabilmente, l’esperienza era minima. Eppure, la storia dello sport insegna: tanti grandi allenatori sono diventati tali senza essere stati fuoriclasse sul campo. Perché a volte le rivoluzioni nascono proprio da chi viene “da fuori”.

E allora eccoci a Liverpool: 13 pugili azzurri, uomini e donne, i migliori che l’Italia poteva schierare. Tutti già volti noti, ragazzi con esperienza internazionale. Ma il risultato è stato una disfatta: eliminazioni al primo o al secondo turno, un sogno infranto troppo presto.

Sia chiaro: nessuno si è risparmiato. Ognuno ha dato tutto, con coraggio e cuore. Ma non è bastato.

E allora smettiamola con i “però”. Perché questi ragazzi non salgono sul ring per hobby: atleti stipendiati dai gruppi sportivi per dedicarsi solo ed esclusivamente al pugilato. Pretendere risultati non è ingiusto, è naturale.

Ho passato ore, giornate intere, a parlare con campioni del mondo, olimpionici, maestri di lunga data. E un dato è chiaro: una sola medaglia di bronzo non può e non deve essere considerata un successo. Dire il contrario significherebbe offendere tutti i campioni che in passato hanno dato lustro all’Italia, portando a casa ori, argenti e bronzi che hanno scritto la storia del nostro pugilato.

Guardiamo in faccia la realtà: da anni falliamo nei grandi appuntamenti. E se non accettiamo questo, non potremo mai trovare una soluzione.

Un punto critico emerso è lo stesso: troppi social, troppe chiacchiere, troppe promesse non mantenute. Pugili della nostra nazionale più impegnati a fare video che a vivere il pugilato 24 ore su 24. Al contrario, altre nazionali utilizzano i social solo per promuovere la squadra, non per mettere in scena i singoli. La canotta azzurra non è un palcoscenico personale: quando la indossi, l’unica protagonista deve essere l’Italia.

Forse, la scelta più coraggiosa sarebbe stata puntare sui giovani, sui ventenni, sul nuovo. Trasformare questi Mondiali in un banco di prova per costruire davvero il futuro. Anche con una disfatta totale, avremmo comunque gettato le basi per un domani olimpico più solido. Invece, ci siamo affidati ancora una volta a volti già consumati, e il risultato è stato lo stesso.

E tutte ripeto tutte le migliori nazionali investono su giovani pugili. 

C’è anche un problema atletico evidente, già visto alle ultime Olimpiadi: manca qualcosa nella preparazione, manca un rigore che un tempo era la nostra forza. E senza regole, senza disciplina, non si vince.

Eppure, un raggio di luce rimane.

Le ragazze. Le nostre guerriere.

Grazie, perché ancora una volta siete state voi a salvare quel poco di dignità rimasta. Con la vostra faccia pulita, la vostra dedizione e la vostra grinta, siete oggi il volto migliore del pugilato italiano. E deve essere questa l’immagine che rappresenta il nostro movimento: non chi cerca like e visualizzazioni, ma chi combatte con cuore e sacrificio per i colori dell’Italia.

Chi parla di “furti arbitrali” e “ingiustizie” racconta la storia dei perdenti. Noi, la storia, l’abbiamo scritta da vincenti. E se vogliamo tornare a scriverla, dobbiamo ritrovare quello spirito.

Liverpool 2025 resterà impressa come una disfatta. Ma può e deve diventare il prologo di una rinascita.

Non so come sarà il proseguo della nazionale, della sua guida e di tutto il resto, ma se le cose dovessero restare queste, spero che questa esperienza sia un grande tesoro per il direttore tecnico della nazionale, e che da qui si riparta per lavorare su tutto ciò che non ha funzionato.

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Redazione

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