La storia di Olek Usyk

La storia di Olek Usyk il Creso in guantoni. Da calciatore mancato a campione assoluto dei massimi. Nel 2013 la Top Rank lo rifiutò. Lascia o prosegue?
Si chiama Oleksandr Usyk, ucraino di Simferopoli, 38 anni compiuti il 17 gennaio scorso, campione assoluto dei massimi (WBC, WBA, WBO, IBF e IBO) è il Creso (sovrano della Lidia, passato alla storia per la sua ricchezza) del ring. Calcato per la prima volta a 14 anni. Come ebbe a ricordarmi nel 2011 a Baku, in occasione dei mondiali, che vinse. Lo avevo invitato in un ristorante italiano nella capitale dell’Azerbajan, assieme e Vasily Lomachenko con papà Anatoly, che allenava entrambi. Olek mi raccontò come da calciatore divenne pugile: “Il mio primo amore è stato il calcio, ho giocato con i giovani della Tavrija Simferopol, la squadra della mia città. Poi mi infortunai. Per recuperare entrai in una palestra dove praticavano anche la boxe. Ci provai e me ne innamorai. Avevo 14 anni e da allora non ho più smesso. Spero che in futuro mi dia belle soddisfazioni”. Previsione azzeccata, visto che lungo il percorso in maglietta, dal 2004 al 2012, degli oltre 350 incontri, annovera solo 15 sconfitte. Ufficialmente entra nella nazionale ucraina agli europei jr. nel 2005 disputati a Tallin in Estonia. L’anno dopo coglie il bronzo europeo a Plovdiv in Bulgaria e disputa numerosi tornei, facendo preziosa esperienza. Nel 2007, incrocia per la prima volta il russo Artur Beterbiev a Kalinigrad e perde di stretta misura. Nel 2008 a Pescara, conquista il pass per i Giochi di Pechino nei massimi, dove nei quarti incrocia il nostro Clemente Russo che lo batte 7-4 e conquisterà l’argento. Ai mondiali 2009 allestiti a Milano nel mese di settembre, lo ferma in semifinale il russo Mekhontsev che vincerà l’oro nei massimi. Sarà questa sconfitta l’ultima in assoluto. L’anno successivo risulta di relativo riposo. Nel 2011 conquista l’oro mondiale a Baku (Azerbajan), si prende la rivincita su Beterbiev e il ticket per Londra. Nel 2012 è inarrestabile. Vince l’oro olimpico, dove ribatte Beterbiev e in finale Russo, ribaltando la sconfitta del 2008 a Pechino. Completa l’attività nel 2013 disputando le World Series, militando negli Ukraine Otamans. Gli ultimi due incontri a Milano in aprile e ad Astana in maggio. In Italia batte Matteo Modugno e in Kazakistan è la volta del romeno Mihai Nistor. Stop all’attività amatoriale. Passa pro affidandosi al lituano Egis Klimas, residente ad Edmonds nello stato di Washington, che gestisce la maggior parte dei pro dell’Est Europa. Ed è Klimas a concordare l’incontro con Bob Arum, il patron della Top Rank. Il biglietto da visita dei due ucraini è sontuoso: ori olimpici, mondiali ed europei. Bob dice sì a Lomachenko, no a Usyk, adducendo la bocciatura alla categoria dei cruiser, al momento non appetita dal pubblico. Loma debutta il 12 ottobre 2013 a la Las Vegas, battendo il messicano Josè Luis Ramirez, la cui superiore esperienza non gli consente di andare oltre il quarto. L’ucraino riceve una borsa di 500.000 dollari e intasca anche la cintura internazionale WBO piuma. Dando l’avvio ad una carriera di vertice durata fino al maggio 2024, conquistando nell’ultima presenza sul ring a Perth in Australia, la cintura IBF leggeri vacante, a spese del più giovane George Kamboso Jr., messo KO al secondo round, davanti allo sbigottito pubblico di casa. Il ritiro ufficiale lo farà conoscere lo scorso aprile. Nel suo album figurano le cinture iridate piuma, superpiuma e leggeri. In maglietta due ori olimpici (2008 e 2012), la Coppa Val Barker a Pechino, tre mondiali (uno da jr.), un europeo 2028. Oltre a decine di tornei vinti.Sempre nel 2013, il 9 novembre al Palasport di Kiev, debutta anche Usyk contro il messicano Felipe Romero, messo KO al quinto tempo. Oltre a Klimas lo gestiscono la K2 dei fratelli Klitschko e il promoter Alexander Ktassyuke. Usyk non perde tempo a scalare i vertici della categoria, che Bob Arum reputa poco appetibile dal pubblico. Al quinto match conquista la prima cinturina (Intercontinental WBO), che difende quattro volte sempre a Kiev. Il 7 settembre 2016, va in Polonia a Danzica, la città dove nel settembre 1980, nacque il sindacato autonomo dei lavoratori “Solidarietà” in seguito agli scioperi nei cantieri navali, guidato inizialmente da Lech Wałęsa, diventato anni dopo presidente della Repubblica polacca. Affronta il locale Krzysztof Glowacki, fino ad allora imbattuto (26), ottimo pugile ma non all’altezza di Usyk che lo scalza dal titolo WBO sui 12 round. Pima difesa a Inglewood negli USA, il 17 dicembre contro Thabiso Mchunu, sudafricano già visto sui ring americani, impotente di fronte al mancino ucraino che lo mette KO al nono round, dopo averlo fatto contare nel sesto. E’ la prima buona borsa incassata. Ancora negli USA la successiva difesa, l’8 aprile 2017 a Oxon Hill nel Maryland, di fronte il quotato californiano Michael Hunter, dato favorito dai pronostici. Smentiti da Usyk che cesella la vittoria ai punti, con un KD all’americano al dodicesimo round, che rischia il KO. Da segnalare che Hunter ancora in attività, un anno meno di Usyk, in carriera ha battuto i russi Kuzmin e Povetkin, Bakole e Ustinov. La marcia in vanti prosegue in Germania dove Marco Huck finisce KO al decimo tempo, poi a Riga in Lettonia, nel gennaio 2018, togliendo al locale Mairis Biedis, pugile di valore, la cintura WBC e anche l’imbattibilità (23-1) dopo un match tiratissimo. Resta il russo Murat Gassiev, che detiene il titolo IBF, conquistato nel dicembre 2016, dopo una battaglia tremenda col connazionale Denis Lebedev, un mancino poco elegante ma dalla resistenza incredibile. Ci volle il talento di Gassiev per spuntarla sia pure per SD. Difende la cintura mettendo KO prima il polacco Krzyztof Wlodarczyk a Newark negli USA al terzo tempo e quindi il cubano Yuniel Dorticos, fino ad allora immune da sconfitte (22) che affronta sul ring di Adler, cittadina turistica sul Mar Nero il 3 febbraio 218. Il cubano, pro dal 2009, ha 32 anni, contro i 23 del russo e sa di giocarsi tutto. Match intenso e incerto. Lo sfidante ribatte colpo su colpo. Si arriva all’ultimo round decisivo. Mancano meno di due minuti alla fine e il destro del russo trova il mento di Dorticos ed è la fine. Il boato del pubblico accorso al Palaghiaccio di Adler fotografa il gradimento del risultato. Il 21 luglio l’appuntamento è nello storico Olympysky di Mosca. Arriva Usyk, anche lui imbattuto, 31 anni, che Popov paga bene per la trasferta, mezzo milione di dollari. Dalla sua il campione IBF presenta numeri impressionanti: 26 vittorie con 18 KO. I pronostici sono incerti. Ci pensa l’ucraino a dirottarli dalla sua parte. Sul ring c’è un solo maestro ed è Usyk, che offre lezione di boxe. Colpisce e sparisce dalla visuale di Gassiev, ripresa dopo ripresa il solco si allarga. Al termine dei 12 round, due giudici segnano 119-109 e uno 120-110. Non servono commenti. Adesso le quattro cinture hanno un unico campione. Quattro mesi dopo festeggia il poker a Manchester contro l’inglese Tony Bellew, che si difende per sette round, per crollare all’ottavo. L’Europa gli sta stretta, come la categoria dei cruiser. Sale nei massimi e arriva l’invito dagli USA. La prima mossa è di Eddie Hearn, che allestisce l’esordio da massimo di Usyk sul ring di Chicago. Avversario Chazz Witherspoon, ex speranza USA mai esplosa. Regge sette riprese poi dice basta. E’ il 12 ottobre 2019. Complice il Covid, la puntata seguente arriva un anno dopo. Stavolta a Wembley dove conquista l’Intercontinentale WBO dei massimi a spese di Dereck Chisora, forte ed esperto, che dove non arriva con i pugni usa gomiti e abbracci. Nel 2021 la svolta. Salta la prevista sfida tra Joshua, titolare delle quattro sigle e lo sfidante Tyson Fury, costretto a rispettare l’impegno della rivincita con Deontay Wilder, che aveva battuto l’anno prima. Alla Matchroom di Eddie Hearn, viene proposto Usyk, sulla carta avversario superabile. Il 25 settembre 2021, allo stadio del Tottenham Hotspur, il mancino ucraino impartisce una storica lezione all’inglese e conquista in un colpo WBA, WBO, IBF e IBO). La quinta (WBC) è di Tyson Fury. La rivincita fissata a Gedda negli Emirati Arabi, il 20 agosto 2022, sponsor e promoter Turki Alalshik, il pluriministro degli Emirati, che non intende perdersi la rivincita. Mentre Joshua sotto la guida del nuovo tecnico Robert Garcia, si prepara al meglio, il campione a marzo lascia Oxnard in California, dove risiede dal 2019, vicino di casa di Vasyl Lomachenko, per tornare a Kiev, in seguito all’invasione della Russia di Putin, arruolandosi in un battaglione di difesa territoriale. Si allena in una struttura messa a disposizione da Vitali Klitschko, sindaco di Kiev. Solo a luglio rientra negli USA, da sempre sotto la guida di Anatoly il papà di Lomachenko. La sfida viene definita “Rage on the Red Sea”, (Furia sul Mar Rosso), con riferimento all’invasione russa. Usyk non perde occasione per sostenere la resistenza del suo Paese. Dalla parte di Joshua fanno conto sulla situazione contingente. Sul ring l’inglese, 110 kg. contro 100, 2 metri contro 1,91 cm., pur disputando un fior di match, resta inferiore al rivale. Usyk è ancora il migliore e alla fine griderà “Ho vinto per la mia Ucraina”, sventolando la bandiera gialloblu. Sfida strapagata: 60 milioni di dollari all’inglese, 90 per Usyk, che ne devolverà una parte ai connazionali che difendono la patria. I tempi delle vacche magre sono lontani, ma questo non lo distrae dalla preparazione. Sa di essere bravo ma insegue la perfezione. Il fisiologo Yakub Chycki, che ne cura l’aspetto dei riflessi, spiega: “A volte combiniamo esercizi di memoria e riflessi. Chiediamo a Olek di risolvere una tabella di Schulte, una griglia piena di numeri o lettere che devono essere ordinati in una sequenza specifica. A livello dii riflessi, Lomachenko, ex iridato piuma, superpiuma e leggeri aveva afferrato quattro monete, una per volta e con un unico movimento, dopo averle lanciate in aria. Usyk ha dimostrato di saper fare ancora meglio, facendolo con entrambe le braccia. Usyk nonostante i 38 anni è una macchina perfetta”. Nel frattempo cresce Daniel Dubois, altro gigante inglese, dieci anni meno di Usyk e un solo inciampo, nel 2020 contro Joe Joyce, allora imbattuto, che a Westminster lo costringe alla resa nel decimo tempo, complice un problema all’occhio sinistro. Recupera in fretta, vince quattro match tutti per KO, due negli USA, la IBF lo omaggia della cintura che aveva tolto all’ucraino d’ufficio e Frank Warren (Top Rank) allestisce la sfida con Usyk. Teatro scelto lo stadio di Breslavia in Polonia, il 26 agosto 2023. Usyk torna sul ring un anno dopo la vittoria bis con Joshua. La sfida si conclude alla nona ripresa con Dubois al tappeto, sull’ennesima combinazione di Usyk, stavolta decisiva per la resa del londinese.Ed eccoci a Tyson Fury, classe 1988, che entra in rotta di collisione col campione ucraino. Fury detiene la cintura WBC, tolta a Deontay Wilder nel febbraio 2020 a Las Vegas. La sua storia ha dell’incredibile. Alto due metri e 6 cm, con allungo in proporzione. Dopo una breve parentesi in maglietta (2005-2008) con 31 vittorie e quattro sconfitte, passa pro nel 2008 a vent’anni. Il punto esclamativo lo raggiunge alla fine di novembre 2015 a Dusseldorf in Germania, mettendo fine al regno di Vladimir Klischko, giunto a 39 anni, dopo 27 difese, che lascia il passo ad un gigante dimostratosi più bravo di lui. Un capolavoro che gli assicura tre cinture (WBA, IBF e WBO) una ricchezza. Per festeggiare il successo, inizia a drogarsi senza ritegno, perdendo tutto il capitale. Quando sembra irrecuperabile, la famiglia e il suo procuratore Frank Warren, lo riportano a galla. Il 9 giugno 2018, dopo due anni e mezzo di latitanza, torna sul ring. Non è certo al top, la pancetta del ‘cummenda’ milanese lo testimonia, ma gambe e braccia funzionano benino. Batte Sefer Seferi e Francesco Pianeta, annunciando di sentirsi pronto per Deontay Wilder, titolare WBC (40 vittorie quasi tutte per KO). A fine 2018 a Los Angeles la sfida. Sulla carta sembra un suicidio per Fury. Accade invece che per dieci round l’americano vede le streghe, contato nel terzo e quinto tempo, poi Wilder tenta di capovolgere la situazione e alla fine viene fuori il pari, un regalo per l’americano. Nella rivincita a Las Vegas il 22 febbraio 2020, Fury spedisce KO Wilder al settimo round, dopo tre conteggi. Il texano ottiene un terzo match, il 9 ottobre 2021 sempre a Las Vegas. Match spietato: contato nel terzo tempo, Wilder non ci sta alla resa e restituisce il KD a Fury alla quarta tornata. L’inglese d’Irlanda punto nell’orgoglio, inizia una punizione crudele che sfinisce l’americano, contato nella decima ripresa e finito in quella successiva, con un destro devastante. Fury difende la cintura contro i connazionali Dillian Whyte e Derek Chisora finiti entrambi KO. A quel punto il campione si diverte ad annunciare il ritiro dall’attività la domenica, per ripensarsi il lunedì. Un balletto che la stampa incoraggia anche se sa benissimo che l’ormai non più giovanissimo pugile (35 anni) quello che cerca è una sfida che gli porti tanti soldoni. Prima di averla trovata, lo scorso ottobre combatte contro Francis Ngannou, campione MMA, che approfittando della condizione penosa di Fury, si permette di metterlo a sedere, sfiorando l’impresa clamorosa, battuto per split decision. Una sfida di tale portata non può sfuggire a Turki Alalshik ministro dello sport degli emirati Arabi, grande elemosiniere a largo raggio, con la boxe in primo piano. Come previsto, Usyk e Fury si affrontano due volte e la doppietta la centrata l’ucraino. Meno facile la prima, all’unanimità la seconda, sempre a Ryad. Fury, nonostante ai numeri a suo favore. 20 kg. più pesante, 15 cm. più alto, 18 cm in allungo, 24 KO su 34 vittorie, media del 70%, contro il 50% dell’ucraino, il nutrizionista e sparring di qualità. Alla fine il verdetto sorride all’ucraino dagli occhi di ghiaccio, che dopo una carriera ultradecennale da pro, ha sempre vinto e convinto. I due confronti con Tyson sono le perle di un pugile che rimarrà nella storia dei giganti, anche se tale non è. Come non lo erano Rocky Marciano, Joe Walcott ed Ezzard Charles, diventati campioni per la loro intelligenza agonistica e tattica. L’ultima perla lo scorso 19 luglio alla Wembley Arena, per il bis contro Daniel Dubois, reduce dal trionfo del 21 settembre 2024 sullo stesso ring, contro Anthony Joshua, distrutto dal giovane londinese, che lo atterra ben quattro volte prima della definitiva resa alla quinta. Dopo quella vittoria strepitosa il clan di Dubois gioca sporco per preparare la rivincita contro Usyk. Don Charles l’allenatore di Dubois, dichiara prima della rivincita, sapendo di mentire: “Usyk ha truffato l’arbitro, dovrebbe ricevere l’Oscar per la performance”. Riferendosi al colpo basso di Dubois nel quinto round, che costrinse Usyk al tappeto, irregolarità rilevata dall’arbitro che gli concesse oltre tre minuti di recupero, come da regolamento. Il rallenty confermò che il destro di Dubois era arrivato sotto la cintura. Smentendo lo stesso pugile che aveva affermato: “Non pensavo fosse un colpo basso. Pensavo fosse andato a segno, e stasera sono stato privato della vittoria”. Zittito dal coach di Usyk, Alex Krassyuk: “L’ombelico è la linea. Qualsiasi colpo più sotto è basso”. Il bis di Wembley, dove Usyk non aveva mai combattuto è stato la lezione del maestro con un allievo di buona volontà che, appenaha cercato di superarlo, ha scritto la sua fine. Dopo quattro tempi che Usyk ha condotto senza mai rischiare, cercando di capire i punti deboli del rivale, al quinto round Dubois ha provato a dare la svolta, gettandosi all’attacco. Quello che Usyk attendeva. Prima lo ha centrato col destro facendolo franare al tappeto, una volta rialzatosi, appariva chiaro che aveva il destino segnato. A giustiziarlo stavolta era il sinistro preciso al mento. KO classico, tappando la bocca allo spocchioso angolo dell’inglese. Gli ultimi sei match hanno portato sul conto di Usyk non meno di mezzo miliardo di dollari, la tranquillità economica. Al momento si gode il meritato riposo a Oxnard in California, con la moglie e i quattro figli, due dei quali già dirottati nello sport: Kyrylo nel judo e Mykhalio sulle orme di papà, mentre Yelizaveta e Maria vista la tenera età debbono ancora scegliere. Nel frattempo chi lo guida, sta valutando le numerose proposte per sfidare il re assoluto della categoria. Affrontare Usyk significa assicurarsi una borsa altissima. Per contro, il campione che il prossimo 17 gennaio compirà 39 primavere, deve far conoscere come ha programmato il suo futuro. Lasciare o proseguire? Questo il dilemma, Personalmente ritengo che prolungherà fino al 2026. Poi saluterà, entrando definitivamente della lista dei supercampioni dei giganti, senza esserlo mai stato. L’ultimo Davide che ha saputo battere tutti i Golia.
di Giuliano Orlando