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L'Angolo di Rocky

Italia protagonista: sei podi azzurri e un oro.

Italia protagonista: sei podi azzurri e un oro.
  • PublishedOttobre 13, 2025

Europei U19 con 33 nazioni. Italia protagonista: sei podi azzurri e un oro. Ottimo lavoro dei tecnici Federici e Coletta. 

OSTRAVA. Conclusi gli europei U19, disputati a Ostrava (289.000 abitanti), la terza città della Repubblica Ceca, dopo Praga e Brno, capoluogo della Moravia-Slesia, un tempo chiamata la città nera, per le miniere di carbone operative dal 1828 al 1998, che rappresentavano il maggior reddito della città e grazie alle quali è cresciuta a tutti i livelli. Il carbone, il ferro e l’acciaio hanno cambiato la vita di generazioni di persone. Nessuna città ceca riflette lo sviluppo tecnologico e la rivoluzione industriale come Ostrava che oggi rappresenta il cuore industriale della Moravia. A livello sportivo ha una squadra di calcio che milita nella massima serie. Il pugilato fa parte della storia cittadina L’europeo riservato agli Under 19, si è svolto nell’Arena Cerna Louka la struttura che accoglie basket e volley, in questa occasione riservata al pugilato. La rassegna sotto l’egida della World Boxing, ha visto l’adesione di 33 nazioni, praticamente il pieno. Unica assente di rilievo la Spagna, oltre a Russia, Bielorussia, Serbia e Armenia che fanno parte dell’EUBC aderente all’IBA.  Al via si sono presentate: Albania, Azerbajan, Austria, Belgio, Bosnia Herzegovina, Bulgaria, Rep. Ceca, Montenegro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Georgia, Olanda, Georgia, Grecia, Croazia, Irlanda, Italia, Israele, Kosovo, Lituania, Lettonia, Ungheria, Norvegia, Polonia, Romania, Slovacchia, Svezia, Svizzera. Turchia, Ucraina e Polonia si sono presentato al completo assoluto. La Germania e la Cechia con la squadra maschile. Al via 188 atleti e 106 atlete. Il livello maschile è risultato molto alto, quello femminile fino ai 75 kg. si è salvato. Nelle due più pesanti con sole 4 atlete ciascuna, si è visto poco. Salvo la bulgara Kethuda, una virago che picchia come un uomo, due vittorie nel primo minuto dei due match, il resto non ha impressionato. Giudici e arbitri, salvo poche eccezioni, hanno combinato parecchi guai. Gli arbitri in particolare operavano a ruota libera. Chi lasciava correre tutto e chi richiamava in eccesso. Trenta verdetti 3-2, hanno due risvolti: estremo equilibrio o valutazioni opposte.  Entrando nel dettaglio, l’Inghilterra presente con 6 uomini e altrettante donne, ha raccolto il bottino più consistente con 3 ori al maschile ben 6 podi al femminile (3-2-1) bilancio strepitoso. Da Safari (55) una linea sopra tutti a Male (75) atleta di colore che dei cinque incontri vinti, l’unico che gli ha tolto l’unanimità è stato Nocatello, classe 2008, purtroppo abbastanza maltrattato dai giudici. Infine Kargbo (90) che ha confermato potenza e una buona base tecnica, dominando. Nel torneo femminile, tutte e sei le albioniche sono salite sul podio. White (51), che la nostra Librato ha incrociato nei quarti, vince senza problemi, più veloce e precisa, oltre che esperta. Molto più difficile è stato il compito della Wise (57) contro l’ostinata Dowling, giunta in finale battendo la romena Cojocaru, molto quotata che forse meritava la posta. L’irlandese, unica finalista delle cinque al via, consapevole dell’importanza del risultato ha tentato in tutti i modi di superare la tenace inglese, meno tecnica ma più precisa, che tre giudici hanno premiato. Nei 60, dove era presente la romana Muzzi, partita bene a scapito della polacca Jasian, è caduta nella trappola della francese Panizzutti, furba di tre cotte nel legare e trasformare il gesto scorretto in un danno subito. Solo l’inglese Lonsdale, giocando sugli spostamenti e rientri ha vanificato la boxe frontale della transalpina, vincendo nettamente. Due delle altre tre inglesi, sono state battute dalle italiane. La Warren dalla Scorrano (70) in semifinale e la Moyo (75) dalla campana Di Savino in finale, in modo nettissimo. Ottimo anche il bilancio della piccola Georgia, con un’area di 70.000 di km°, equivalente a tre regioni italiane (Lombardia, Piemonte e Toscana) e una popolazione inferiore ai 4 milioni. Nella piccola Repubblica ex sovietica, da tempo aspirante ad entrare nell’Unione Europea, i giovani che praticano la boxe sono sempre numerosi e hanno doti atletiche notevoli. Anche a Ostrava (sette uomini e 3 atlete) hanno confermato robustezza atletica, ottima preparazione e potenza. La presenza femminile si è esaurita all’esordio, nei 51, la Librato ha battuto Bekauri nettamente. Ben diverso il bilancio maschile con l’oro raggiunto nei 60, 65 e 70. Il primo al longilineo Chkhkvadze  (cinque incontri per vincere), faticando e non poco col lettone Zamjatins, che lo ha tenuto sempre sotto pressione. In finale l’ha spuntata contro l’irlandese McCusker. Nei 65 Tchotchua dopo aver vinto tre confronti 5-0, in finale si è limitato a salire sul ring, salutare il pubblico e scendere col titolo al collo. L’irlandese Maher, ottimo elemento ha dovuto rinunciare per infortunio. Nei 70, Basaria, favorito della vigilia, ha disputato la vera finale contro il quotato romeno Grigorie, messosi in luce nelle categorie giovanili. Match molto spettacolare ed equilibratissimo. Gli altri due finalisti georgiani, Abdullaevi (75) e Mkhetsadze (80) hanno ceduto all’inglese Male e al polacco Urbanski. Gli altri ori sono andati all’azero Nazarov (50) ai danni del nostro Orlando, che ha lottato alla pari, anche se i giudici lo hanno sottovalutato. Il greco Poumpouridis (85) tecnicamente limitato ma capace di lavorare al corpo sfiancando i rivali, in finale lo ha fatto contro il polacco Baizer, squalificato dopo tre richiami, ormai sfinito. L’Ucraina, partita con 20 elementi, positiva fino alle semifinali: sei uomini e altrettante donne, ha portato in finale solo tre rappresentanti. Ottenendo l’unica vittoria con Sliesariev, non il migliore della squadra, superando lo sfortunato turco Demircevylan, infortunandosi al ginocchio scivolando in avvio della finale.                                                                                                                                                                                             Il bilancio italiano in un contesto non facile è assolutamente positivo. I due responsabili Franco Federici (maschi) e Giulio Coletta (Donne), coadiuvati dai colleghi Alota e Mattei, Valeri e Fiori, senza fare proclami prima e dopo la rassegna, ma lavorando sodo con numeri molto limitati, sono tornati a casa con sei podi (1 oro, due argenti e tre bronzi), un trionfo in rapporto al bilancio azzurro ai mondiali di Liverpool. Se la FPI ha definito il bronzo femminile, medaglia storica e trionfale, come va definito il bilancio di Ostrava, dove il settore maschile era di altissimo livello? Emblematici gli interventi di dirigenti capitati per caso, come fossero gli attori protagonisti.                                                                                                                                                                                                      Il RT, Franco Federici, un maestro di lunga milizia, percorrendo tutte le tappe precedenti all’insegnamento, meriterebbe più credito. Colpevole, purtroppo di dire ciò che pensa. Il giudizio sugli azzurri?  “Orlando (50) classe 2008, ha disputato un fior di torneo. Battuto all’esordio l’israeliano unico poco quotato, ha superato due aspiranti al titolo, come il turco Akkas e il danese Al Tamir, magrebino di nascita. La finale l’hanno decisa i giudici fin dal primo round e questo non mi trova d’accordo. Ma è inutile discutere, ho ascoltato giudizi che fanno rabbrividire. Legati ancora alla sudditanza del passato. Il toscano Mencaroni (55) che ha esperienza e anche buoni risultati, è stato concentrato contro il georgiano e il ceco, poi si è smarrito con l’azero. Qualcosa sotto le attese. Turrin (60) ha denunciato il difetto caratteriale che lo condiziona. In palestra campione, nei tornei si azzera. Di questo passo è inutile utilizzarlo. Il toscano Bramerini (65) pur con un record limitatissimo, sta crescendo e l’anno prossimo con tanti appuntamenti importanti U19, sono convinto che mi darà soddisfazioni. Supportato dal papà, ha tanta voglia, esemplare per l’impegno. Speravo in meglio su De Micco (70), classe 2008, attivo dagli school. L’ungherese Buzas è bravo, ma non è un mostro. Matteo lo ha subito troppo. Su Nocadello (75) ci contavo, avendo numeri importanti. Ha battuto l’ucraino e il forte albanese Koci, giungendo in semifinale, dove trova l’inglese Male. A nostro giudizio avrebbe meritato le prime due riprese, colpendo più preciso. Ma per i giudici l’inglese aveva già vinto il match. Di fronte a simili situazioni sei indifeso. Il bronzo è qualcosa ma Tiberio vale di più. Spero che venga valutato meglio nel 2026.  Morale (80) ha pagato lo scotto dell’influenza sopportata una settimana prima del torneo. Ha vinto all’esordio, stoppato dal georgiano. Ma Gabriel deve capire che a questi livelli gli avversari hanno il pugnale tra i denti e vanno in battaglia. Per ottenere podi devi fare altrettanto. Corona (90) ha chiuso negli U19 e nel ’26 salirà di categoria. Così non andrà da nessuna parte, pur avendo mezzi notevoli. Se non ti alleni in modo serio e continuativo, vinci un match contro il quotato turco, ma poi entri in riserva e sei vuoto per quello successivo e l’inglese Kargbo ti costringe alla resa. Se fosse stato al meglio poteva puntare lui al titolo. Così ha il destino segnato”.                                                                                                                                                                             Bilancio conclusivo? “Considerato che cinque azzurri erano del 2008, quindi ancora U19 l’anno prossimo, posso ritenermi parzialmente soddisfatto. Poteva andare meglio, se alcuni verdetti avessero rispecchiato la realtà. Non voglio favori, ma fa rabbia subire torti. Mi conforta che quasi tutti hanno lottato fino alla fine. Le poche eccezioni hanno capito e voglio credere la lezione sia stato utile”.                                                                                              Il compito di Giulio Coletta, responsabile femminile era delicato e non poco. Il tecnico romano in forza alle FFOO, ha esperienza da vendere e indubbie qualità tecniche e umane. Succedeva a Valeria Calabrese, che le ragazze adoravano e dalle quali otteneva il 110% dei loro limiti. Averla esclusa, questa la realtà, è stato un errore marchiano. Coletta è subentrato solo da un anno, con idee chiare, consapevole che la scommessa era ad alto rischio. Stando ai risultati ha saputo vincerla. Confermandosi a Ostrava, dove ha raccolto un oro, un argento e due bronzi, in costante crescita.  “L’esordio non è stato facile, soprattutto perché ho imposto alle ragazze metodologie diverse e molto pesanti. Sono stato anche duro per ottenere i risultati. Quello che mi ha soddisfatto è stata la loro risposta totale e concreta. Con alcune mi sono anche scusato, vista la mia durezza. Il passato non poteva riguardarmi. Contava presente e futuro. A questo punto ritengo che la strada sia quella giusta. C’è ancora molto da lavorare, ma il rapporto con tutte le ragazze mi sembra quello giusto. I numeri sono limitati e paghiamo il gap della scarsa attività, ma cercheremo di accorciare anche questi handicap. La collaborazione con i club è fondamentale e sta diventando sempre più continua e fattiva. Di questo ringrazio i maestri, davvero comprensivi e bravi”.                                                                                                                                                                                Il giudizio sulle 8 azzurre a Ostrava? “Complessivamente buono, anche se speravo in una doppietta. Sarà per la prossima edizione. Comincio da Amelja Sula (48) in crescita e il bronzo la premia. Dopo aver battuto greca e tedesca, avversarie non facili, l’azera Banuchichak era troppo esperta, come aveva dimostrato nelle categorie precedenti e a giudizio personale aveva battuto la francese in finale. La pugliese Librato partita bene con la georgiana Bekauri è parsa intimidita di fronte all’inglese White che ha vinto l’oro. Non dico che doveva batterla ma non devi rassegnarti subito. Filardi (54) non sfrutta ancora le sue potenzialità. Sicuramente farà meglio in futuro, eliminerà le troppe pause e batterà avversarie come la bulgara Ninova alla sua portata. L’abruzzese di Felice (57) non veniva da una stagione certo fortunata. Trovare all’esordio l’irlandese Dowling, giunta in finale e battuta, si fa per dire, dall’inglese Wise (3-2), non è stato il meglio. A parziale soddisfazione un giudice l’ha vista vincere. Convinto che nel 2026 spezzerà l’incantesimo negativo”.Ginevra Muzzi, sta collezionando sconfitte inaspettate. Lontana dall’oro europeo jr. Nonostante ciò, l’hai scelta per l’europeo.                                                                                                                                                            “Certo, anche se non nego il momento delicato di Ginevra, nel passaggio da ragazzina a donna. Ma proprio in questi momenti, considerato che si allena duramente ed è la migliore nei 60 kg. meritava la scelta. Ha battuto la polacca, poi è caduta nel tranello della francese Panizzutti, definita ‘miss richiamo’, visto che in tutti i suoi match l’arbitro ha richiamato le avversarie. Diabolica nell’ostruzionismo, che trasforma a suo favore. Tornando alla Muzzi, sono sicuro che nel 2026 ritroveremo la versione migliore e vincerà ancora molto. Organicamente è una super e fa anche male. Diamole tempo, ha solo 18 anni”.                                                         Restano le ultime tre: Tosadori (bronzo), Scorrano (argento) e Di Savino (oro). Ovvero il meglio del meglio azzurro-rosa.                                                                                                                                                                           “La veneta Tosadori, consapevole che nei 60 la Muzi era superiore, è salita nei 65, pagando anche la ridotta statura. Ma da guerriera indomita e  intelligente, ha superato l’ottima croata Stajcer e la polacca Razik molto esperta. Di fronte all’inglese Thomas che la sovrastava di parecchi centimetri pur perdendo ha tentato in ogni modo di chiuderla. Atteggiamento che ho apprezzato. Tornando nei 60 kg. avrà ulteriori possibilità. Sulla piemontese Scorrano ci puntavo molto. Perfetta nei primi due match anticipando la lituana e l’inglese Warren, una delle favorite, in finale le è mancata la continuità e anche la cattiveria per battere la turca Yilmaz che ha fatto il minimo sindacale per vincere. Un pizzico di delusione c’è stato, ma nel 2026 non fallirà il traguardo, ha troppo talento per sbagliare due volte. Il problema è vedere se resterà ancora nei 70 kg. Nei riguardi di Miriam Di Savino, un dieci e lode lo merita tutto, L’allieva dello Sporting Centre di Ponte Cagnano nel napoletano, ha una striscia di 11 vittorie su altrettanti incontri. Prima di Ostrava ha vinto altri tornei. L’europeo è stato il capolavoro finale. E pensare che è prima del match è piena di dubbi, ansiosa e incerta. Sul ring si trasforma e diventa la protagonista assoluta. A Ostrava non ha lasciato un round a nessuna delle tre avversarie: la polacca, l’irlandese e l’inglese, ovvero il meglio in attività. Fa tutto con facilità e scioltezza da incantare. Pur avendo talento naturale, in palestra lavora sodo ed è un esempio per tutte. Convinto che in futuro la troveremo ai vertici assoluti”. Nel 2026 solo tre (Filardi, di Felice e Scorrano) resteranno nelle U19, come vedi il ricambio?                                                    “Forse non ci credi, ma sono ottimista. Tra le ragazzine che saliranno di categoria, ci sono delle belle tigrotte, che stanno vincendo all’estero, grazie anche ai maestri che le fanno arrivare ottimamente preparate. Cosa che non accadeva prima. Per questo ho fiducia nelle nuove entrate”.                                                                                                  Il commento del presidente FPI, dottor Flavio D’Ambrosi: “Innanzitutto mi complimento con la medaglia d’oro, e con tutti i medagliati, in un campionato europeo difficilissimo, con quasi 300 atleti e oltre 30 nazioni partecipanti. L’Italia ha dimostrato di essere competitiva ad alti livelli, conquistando 6 medaglie. Sottolineerei i 21 podi da gennaio tra coppa del mondo, mondiale, assoluti di categoria ed europei.”                                                                                                         Dimenticando un particolare non secondario. Di tutti i tornei, quello di Ostrava è l’unico in positivo, mentre tutti gli altri hanno un bilancio negativo. Alcuni disastrosi. Sperando che i nuovi arrivi ex U19, creino una discontinuità ai non risultati della nazionale, allenata da giovani rampanti e ambiziosi, imbattibili nei proclami, molto meno nei risultati. Come sempre, felicissimo di essere smentito dai fatti.                                                                    Giuliano Orlando

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