I milioni di Putin elargiti dall’IBA ai mondiali di Dubai fissati a dicembre.

A Ryad (Arabia Saudita), il 19 ottobre semifinali Grand Prix WBC. Italia presente col piuma Muhamet Qamili.
L’annuncio è di pochi giorni addietro. L’IBA – ex AIBA, espulsa dal CIO e successivamente sostituita dalla World Boxing quale ente riconosciuto a rappresentare il pugilato ai Giochi olimpici – organizza dal 2 al 13 dicembre 2025 i suoi mondiali di sigla, presso il Tennis Stadium di Dubai, città degli Emirati Arabi, con un mega aeroporto, dove funzionano treni, su tre piani, percorrendo diversi km. per arrivare nei numerosi gate. Dove, qualche anno addietro mi ci sono perso, impiegando parecchio tempo per raggiungere l’uscita. Il presidente Umar Kremlev e il segretario Chris Roberts Obe si sono presentati con smaglianti sorrisi su vari siti, in particolare su facebook, con un refrain che è la costante degli ultimi quattro anni, ovvero i lauti premi. Inizialmente riconosciuti ai pugili saliti sul podio, poi anche per chi raggiungeva i quarti e ai maestri. Stavolta pure alle nazioni. Escalation necessaria a invogliare alla partecipazione. Per l’occasione ha stanziato 8 milioni di dollari, una montagna la cui provenienza (Gazprom) dovrebbe far riflettere e non poco. Nel maggio 2023 presentando i mondiali fissati a Tashkent in Uzbekistan, il presidente IBA, appunto il russo Kremlev, tracciava il programma dei premi fissati per il torneo iridato. Nell’Uzbekistan il campione ricevette 200.000 dollari, il secondo 100.000 e i due bronzi 50.000. In quell’occasione, riprendendo un mio precedente articolo, feci notare che sarebbe stato più lungimirante riconoscere meritevoli del premio, anche i pugili giunti a ottavi e quarti, in totale 16 atleti, sempre restando nella quota che l’IBA aveva previsto. Ovvero 5 milioni e 200.000 dollari. Dando 100.000 dollari al primo, 50.000 all’argento, 25.000 per il bronzo, 20.000 per i quarti e 10.000 a chi si fermato agli ottavi. Il che avrebbe assicurato premi a 208 atleti, invece di 52. La mia proposta non passò inosservata. Nelle edizioni successive si passò ai primi otto e stavolta, vengono riconosciuti premi ai maestri a alle nazioni. In quella presentazione venne annunciato che nel 2024 i premi sarebbero raddoppiati. 400.000, 200.000 e 100.000 per oro argento e bronzo. Non solo, dal 2027 l’IBA darà ai vincitori un milione di dollari al vincitore dei mondiali, mezzo milione al secondo 250.000 ai due bronzi. Una follia vera e propria, negativa sotto tutti i punti di vista. Sottolineando che la “montagna” non è frutto di buon governo. Semmai il contrario. Gli otto milioni di dollari stanziati per l’edizione di dicembre verranno così distribuiti: il vincitore riceverà 150.000 dollari, 175.000 al maestro e altrettanti dollari alla nazione di appartenenza. Ottima idea, anche se in verità il campione riceverà parecchi dollari meno del 2023. Ne godrà il maestro, ma a spese del pugile. Per coloro che si sono fermati ai quarti, stesso trattamento. 5.000 dollari al pugile, 2500 al tecnico e 2500 alla nazione dell’atleta. Niente per quelli che si sono fermati ai quarti. Quindi un passo indietro, nonostante l’IBA spenda molto meno, in rapporto al 2023, dove si sono svolti oltre cento manifestazioni nel mondo, sotto la loro egida. In questa stagione, l’attività IBA è quasi azzerata. Fuori da tutti i tornei ad eccezione di quelli organizzati da Russia, Bielorussia, Serbia, Armenia e qualche nazione come Sky Lanka e Polinesia Francese. Negli ultimi mesi ha perduto nazioni come Montenegro, Bosnia Herzegovjna e Spagna molto presenti a livello organizzativo. Tra gennaio e marzo ha allestito la Notte dei Campioni con pugili professionisti a Mosca, un torneo a Yerevan in Armenia. A maggio gli U23 asiatici a Colombo (Sky Lanka) si sono potuti svolgere grazie alla presenza a titolo personale di pugili del Kazakistan, Thailandia, Kyrgykstanj e Mongolia, con numeri ridicoli: 43 donne e 67 uomini. Media attorno ai 3-4 atleti nelle diverse categorie. Gli europei school EUBC indicati inizialmente a La Nucia in Spagna, sono stati dirottati a Zlatibor in Serbia, presenti 20 nazioni, molte a titolo personale come Romania, Polonia, Lettonia Israele, Germania, Austria, Cipro e CZE, alcune con presenze simboliche, al contrario di Russia (30), Armenia (24), Azerbajan (25) e Serbia (16) presenti con due atleti nella stessa categoria. Falsando il principio dei campionati con un solo pugile per nazione. Quello youth, indicato a inizio stagione in Romania, al momento è senza sede. A novembre in Armenia si disputeranno per l’EUBC gli U23 e sicuramente il gruppo fedele all’IBA arriverà a Yerevan in forze, anche se una rondine non fa primavera. Semmai tanto autunno. A meno di tre mesi dai mondiali IBA, contrariamente al passato, le previsioni sulle nazioni e gli atleti presenti non sono state fornite. Ricordo che ai primi di settembre, in quel di Liverpool nel Nord dell’Inghilterra si è svolta la prima edizione del torneo iridato World Boxing, l’ente riconosciuto dal CIO. Per quanto riguarda la presenza maschile i numeri dicono 52 nazioni e 327 atleti. Poteva andare meglio? Considerando che l’Asia ha 32 nazioni iscritte alla WB, molte con attività ridotta, importante era la presenza delle più forti e queste si sono arrivate in forze: Kazakistan, Uzbekistan e India hanno dominato la rassegna. Delle venti categorie: 10 maschili e altrettante femminili, il terzetto ha portato a casa 15 ori, 3 argenti e 6 bronzi. L’Europa con 32 paesi presenti sui 37 iscritti, ha dato il massimo. Sotto le attese le Americhe solo 12 nazioni sulle 27 WB, in linea Oceania 7 e Africa 12, per un totale di 117. Le più importanti a livello di attività erano tutte presenti. Personalmente ritengo sia stata una partecipazione robusta. Quali saranno i numeri a Dubai? Il discorso è piuttosto complesso e anche nebuloso ma, visti i premi quasi certa la presenza di pugili le cui nazioni fanno parte della World Boxing, sia pure a titolo personale. Resta da capire se potranno farlo anche quelli presenti a Liverpool. In caso positivo, potrebbe capitare che il campione World Boxing faccia il bis con l’IBA. Non la ritengo una cosa seria. Senza dimenticare che i 50 milioni di dollari che l’IBA riceve ogni anno, arrivano dalla Gazprom, azienda parastatale che gestisce produzione, stoccaggio, lavorazione e vendita del gas russo nel mondo, il cui 50% è di proprietà dello stato del presidente Vladimir Putin. Non solo, la stessa azienda è operativa nel fornire mercenari armati a chi ne fa richiesta, attiva in particolare nell’Africa Sud Sahariana, a protezione dei vari dittatori.
Da Dubai negli Emirati Arabi Uniti a Ryad in Arabia Saudita, ci sono 1000 km. di distanza, annullati dalla stessa disciplina in cartellone. Appunto a Ryad, considerata la capitale della boxe mondiale, prosegue l’evento chiamato Trofeo Josè Sulaiman, voluto da Mauricio Sulaiman, attuale presidente del WBC, in ricordo del padre. Manifestazione in quattro fasi, iniziato in aprile, presenti 120 pugili, in rappresentanza di 41 nazioni, escluse Russia e Bielorussia. Elemosiniere l’emiro saudita Turki Alashchik, ormai presenza fissa ad ogni rassegna in guantoni. L’Italia è partita con un pugile in ciascuna della quattro categorie. Nei piuma Muhamet Qamali (17), superleggeri con Fiorenzo Priolo (11-1)), nei medi il romano Giovanni Sarchioto (20-1) e tra i massimi Davide Brito, origini domenicane. Nella prima fase guidato dall’angolo in modo pessimo, usciva Sarchioto, battuto sia pure di misura dall’ucraino Maksyn Molodan. Gli altri tre superavano il turno passando ai quarti. Fissato a giugno, dove usciva il massimo Brito, ad opera del bosniaco Ahamed Krnjic. Avanzavano Qamali (piuma) e Priolo (superleggeri). A luglio la terza puntata che dava l’accesso alle semifinali, guadagnate dal nostro peso piuma, fallito da Priolo, che cedeva alla distanza nei confronti del sudafricano di colore Nikosi, atleta di grande resistenza e capacità offensiva. Superlativa la prova di Qamali, nato in Albania, formatosi a Roma, che superava il ventenne statunitense Troy Nash (5-1), favorito della vigilia. Il 19 ottobre l’appuntamento per conoscere i finalisti di dicembre. Dei 128 pugili in partenza sono rimasti in 16, che si dimezzeranno. Questi i confronti. Piuma Yoni Valverde (Francia 16) 24 anni c. Muhamet Qamili (Italia 17) 25 anni; Brandon Mejía (Messico 11) 21 anni contro Bekizizwe Maitse (Sud Africa 9-1) Superleggeri: Mujibillo Tursunov (Uzbekistan 8) 26 anni contro Danylo Lozan (Ucraina 15); Carlos Utria (Colombia 12) contro Ntethelelo Nkosi (Sud Africa 10-2) 28 anni. Medi Derek Pomerleau (Canada 14) 25 anni contro Carlos Sinisterra (Colombia 13-1); Dylan Biggs (Australia 16-1) contro Lancelot Proton de la Chappelle (Francia:18-1-1) 27 anni. Massimi Dante Stone (USA 20-1) contro Kevin Ramírez (Argentina 11-0-1) 25 anni; Keaton Gomes (Sud Africa 13-3) 26 anni contro Ahmed Krnjic (Bosnia Herzegovjna 6) 28 anni
Undici le nazioni presenti: Sud Africa (3); Francia, Colombia e Ucraina (2); Italia, Messico, Canada, Uzbekistan, USA, Argentina e Bosnia Herzegovina. Le finali sempre a Ryad a dicembre 2025. Per i vincitori una borsa di 200.000 dollari e la cintura di Campione Silver WBC. Giuliano Orlando