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L'Angolo di Rocky

A Milano: Lorusso, Bindar, Negroni, Muscara, Abdallah e Mesrardanno spettacolo.

A Milano: Lorusso, Bindar, Negroni, Muscara, Abdallah e Mesrardanno spettacolo.
  • PublishedOttobre 4, 2025

Appuntamento a Torino il 20 dicembre con tanti campioni.

Venerdì scorso al Centro Pavesi di Milano, la boxe ha vissuto una serata di boxe spettacolare, superando le previsioni della vigilia. Simone Verdicchio, nella veste di promoter oltre che insegnante, ha scelto la tesi dei confronti equilibrati, nessun match dall’esito scontato in partenza. Peccato che non tutti gli appassionati
abbiano recepito che il cartellone racchiudeva la garanzia di spettacolo e valeva la pena della presenza. Non c’era il tutto esaurito, diciamo un migliaio abbondante di spettatori. Gli assenti hanno avuto torto. Visto che si sarebbero divertiti fin dal primo incontro nei superleggeri, che vedeva di fronte l’allievo del maestro Gianluca Mulas, il marocchino Soufiane Mesrar (3), 25 anni, in attesa di ottenere la cittadinanza italiana e il piemontese di Rivoli, Darwin El Badaouy (3-5-2), che tornava a Milano, dopo la battaglia sostenuta e perduta contro Bindar. Sulla carta a rischiare era Mesrar, vista la minore esperienza nei confronti di un avversario deciso a vincere. Sei riprese di fuoco, scambi furiosi ed equilibrati, che hanno ottenuto gli applausi del pubblico. Di misura, ma giustamente ha vinto Mesrar che ha subito una ferita al sopracciglio sinistro,
disputando un match capolavoro. “Davvero bravo Soufiane – sottolinea Verdicchio – oltre le attese, perché Darwin era deciso a vincere ed ha disputato un grand match. Non mi sarei scandalizzato del pari, ma ammetto che tra i due, il pugile di Segrate aveva qualcosa in più. Prima gli arriva la nazionalità e prima sale in classifica”.
I sogni di Giacomo Licheri (1-3). 26 anni, un buon passato nella kick, che si allena a Buccinasco dal maestro Ermes Di Francesca, si sono infranti nel cuore della seconda ripresa, sul gancio sinistro portato dal milanese Amine Abdallah, 22 anni, detto Momo, al secondo match da pro. Sulla carta un confronto equilibrato, sul ring deciso in fretta e in modo spietato. Il suo maestro Verdicchio non nega la soddisfazione: “Momo ha potenzialità notevoli, con ampi margini di miglioramento. Il problema è che lavora e quindi gli allenamenti
sono ancora blandi. Temevo la distanza, ma lui ha risolto la situazione in modo sbrigativo. Questa vittoria lo ripaga dei sacrifici che fa per non mancare mai agli allenamenti, confermando il carattere del guerriero la potenza naturale dei colpi. Bravo”.
La romana Giordana Sorrentino (4), 25 anni, a lungo colonna della nazionale esordiva a Milano,
accompagnata dal suo maestro Riccardo D’Andrea. Avversaria la magiara Sara Orszaagi (2-10), 23 anni,
pro dal 2023, collaudatrice modesta anche se generosa. Dopo aver perduto in Canada, negli Usa, in Spagna e Inghilterra, ha raccolto la decima sconfitta a Milano contro una rivale più leggera, ma superiore
tecnicamente. Unico punto interrogativo, riguarda la trasformazione di Giordana nel ruolo di professionista.
Dove la combattività è prevalente sulla pura tecnica. O sei un talento capace di muoverti e replicare in
velocità, diversamente devi accettare la battaglia e picchiare meglio dell’avversaria. Giordana organicamente è forte, ma la sua boxe è ancora dilettantistica. Ovvero: tocca ma non prosegue l’attacco. A 25 anni, ha il tempo per la trasformazione. Nel frattempo il suo maestro mi informava che il prossimo impegno dovrebbe riguardare il tricolore mosca, da disputarsi a Roma a dicembre contro la titolare Aurora De Persio. L’altro
allievo del maestro Di Francesca, il ventenne welter Raffaele Montella, bene costruito, al terzo match da pro, dopo due sbrigativi successi, ha trovato nell’esperto colombiano Fernando Mosquera (7-33), un collaudatore ideale per fare la giusta esperienza. Montella, sia pure embrionalmente, ha mostrato di possedere qualità
per ambire a buoni traguardi. Ben diverso l’impegno del siciliano Jacopo Muscara (2) operativo nel gym di
Rozzano, 22 anni, contro il parmense Yaya Kone (4-3) 28 anni, pugile di colore, dalla struttura muscolare
impressionante, temperamento di fuoco e fiato da vendere. Yaya non era una novità: lo scorso maggio a
Segrate ha sconfitto pesantemente Licheri. Con tre kg. di vantaggio su Muscara. Il match non ha deluso le
attese, snodandosi su sei riprese a volte feroci, per la voglia di vincere dei due. L’ospite contava sulla
superiorità dei colpi, ma Muscara replicava con la precisione. Nel terzo round veniva contato Yaya e nel
quarto Muscara. Pur soffrendo come era prevedibile, al termine dei sei round la vittoria di Muscara, che ha finito meglio, non faceva una piega e contava molto in prospettiva. Il giovanotto deve solo acquisire
esperienza e avremo un superwelter con giustificate ambizioni. Ingiustificate le proteste del maestro di Yaya.
Semmai convincerlo a non essere così frontale, ma imparare ad attaccare muovendosi lateralmente e
ragionare, gettando al vento tesori di energie.
Era cominciata nel peggiore dei modi la sfida di Joseph Negroni (7), 22 anni, mamma nigeriana e papà
lombardo, contro il rivale giunto da Sora, il mancino Davide Aceto (4-1). Meno di un minuto dall’inizio del
match, il sinistro del laziale scatta preciso sul mento del rivale che si trova al tappeto. Stranito e sorpreso, si rialza ed evita guai peggiori, organizzando nel contempo il modo di restituire quanto subito. Trova un
montante al corpo e Aceto capisce che la situazione si sta capovolgendo. Infatti Negroni insiste e con
precisione e rabbia, scarica l’uno-due al volto del rivale che rotola al tappeto. Si rialza coraggiosamente, ma le gambe sono di pastafrolla e giustamente l’arbitro decreta il KO. La cintura che alza dopo la vittoria, quella del Mediterraneo superwelter WPBF non sarà qualificata come altre sigle più famose, ma resterà come il
primo trofeo ottenuto passando dalla notte della sconfitta al sole della vittoria. “Certe esperienze servono –commenta il maestro Verdicchio – e fanno crescere. E’ stato bravo a non farsi prendere dalla fretta di
reagire. Ha aspettato di recuperare e poi ha fatto valere precisione e potenza. Molto è servito lo step a
Londra, dove ha fatto sparring con pugili esperti che picchiano duro. La prossima volta sarà più accorto. Di questo ne sono certo, perché Joseph vive di boxe al 100%”.
Anche il supermedio algerino Otmane Dioual (10-1), 28 anni, cresciuto a Milano all’ombra di Franco Cherchi nel gym della OPI ‘82, ha vinto prima del limite contro il mancino Helby Hernandez (10-13-2), nato in Venezuela nel 1998, pro dal 2017, nel 2023 si è trasferito in Spagna, girando l’Europa da collaudatore. Lo
scorso anno in Italia aveva ceduto ai punti contro Gubinelli. A Milano ha retto sette round, quattro dei quali decisamente sonnolenti, tanto che l’arbitro li ha richiamati a tirare pugni veri. Dalla quinta Dioual ha spinto un po’ ed Hernandez ha mostrato limiti di resistenza. Al settimo round ormai in debito d’ossigeno, colpito al corpo e al braccio destro, finiva al tappeto, incapace di rialzarsi. Non si è capito bene se avesse un problema alla spalla o altro. La realtà che era finita la benzina e col serbatoio vuoto non vai avanti. Infatti si è arreso. Il giudizio su Dioual che il 20 dicembre affronterà Lionetti per l’Intercontinental IBO mediomassimi? Anche se Lionetti non è un fulmine di guerra, per batterlo ci vorrà qualcosa di meglio di quanto mostrato a Milano.
Il superleggero Alex Bindar (6), 22 anni, italiano da sempre, genitori romeni trasferitisi in Italia nel 2003,
residente a Cremona, si allena alla Danger di Milano, ha battuto Joseph Okoye (4-2), trampoliere nigeriano di 26 anni, che ha girato per le otto riprese previste attorno al ring, meglio di un maratoneta. Ma non è stato passivo, sfruttando lo smisurato allungo, ha cercato il bersaglio mentre le gambe frullavano in continuazione, rendendosi bersaglio difficile da inquadrare. Per Bindar un inseguimento infinito, il match più difficile dellagiovane carriera.
Verdicchio mi documenta sul retroscena di un confronto che non voleva fare. “Alex, una settimana prima del confronto ha avuto la febbre, quando è passata gli ha lasciato un problema intestinale ancora peggiore. Una diarrea che lo ha tormentato fino a poco prima di salire sul ring. Personalmente non volevo farlo combattere,conoscendo le caratteristiche dell’avversario, un test impegnativo anche stando al meglio. Ma il pugile hainsistito a voler combattere a tutti i costi. Aver vinto in quelle condizioni è stato un piccolo miracolo. Vale doppio”. Infatti nel minuto di riposo, chiedevi sempre come stava. “Certo, temevo di dover fermare il match, per il motivo che ho detto. Per fortuna non è accaduto e sarebbe stato un vero peccato”.
Passo al clou riservato ad Alessio Lorusso (30-5-2), passato con la Danger di Simone Verdicchio. In palio la
cintura Internazionale IBO supergallo. A contendergliela l’anconetano Mattia Occhinero (13-3-1), ex
campione italiano preparato dal maestro romano Massi. Lorusso, dopo l’inciampo del 20 maggio 2023 sul
ring di Monza, complice la mano destra infortunata, quindi inservibile contro il non certo insuperabile inglese
Thomas Essombre, che gli costò l’europeo dei gallo, ha ripreso la strada della risalita, vincendo sette
incontri. L’ottavo, allestito al Centro Pavesi, ha visto un Lorusso molto vicino al quel purosangue che lo ha
distinto per molte stagioni. Le dieci riprese contro un Occhinero mai domo, ma di diverse lunghezze inferiore,
hanno deliziato il pubblico, confermando quanto Lorusso abbia ancora un seguito di fans molto consistente.
Addirittura un bandierone che ha svettato per tutto il match. Una bella vittoria quella di Alessio per diversi
motivi. La condizione atletica perfetta che gli ha consentito di tenere il ritmo dei colpi per dieci round. I
preziosismi tecnici che hai istintivamente e non impari in palestra. La varietà dei colpi, gli spostamenti e i
rientri. Insomma un talento ritrovato. Cosa manca per arrivare al top? La consistenza e la precisione
chirurgica che gli hanno permesso di vincere prima del limite, pur non essendo un puncher. Chiudo col
giudizio di Verdicchio: “Mi aspettavo di vederlo così. Abbiamo lavorato molto e non solo con i guanti, quanto
sul piano mentale. Come tutti i talenti devi convincerlo che è un campione. E Alessio al top ha pochi
avversari in grado di batterlo nei supergallo. Il 20 dicembre a Torino combatte per l’Intercontinentale e se vince
e convince, nei primi mesi del 2026 avrà l’opportunità mondiale IBO. La strada è quella e lui sa benissimo
che non deve sbagliare. A Milano ha dimostrato di essere sulla strada giusta, importante proseguire sulla
stessa direttrice. Quella di Torino sarà una riunione di alto livello, con tanti campioni sul ring e titoli in palio.
I ragazzi ci sono e tutti motivati. Stiamo operando per dare al nostro professionismo quel rilancio che manca da troppi anni”.

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Redazione

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