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L'Angolo di Rocky

L’intuizione di Loreni che ha portato Pamela Noutcho alla conquista mondiale.

L’intuizione di Loreni che ha portato Pamela Noutcho alla conquista mondiale.
  • PublishedNovembre 11, 2025

Ipotesi Colosseo da studiare. Gli altri risultati di Bologna

Grazie Pamela, per la meravigliosa vittoria che ti ha premiato col mondiale IBO leggeri, da parte di un giornalista che potrebbe ripetere la battuta di Pippo Baudo, “quella l’ho scoperta io”, visto che nel 2019, agli assoluti di Roma, pur eliminata all’esordio, chiesi al suo maestro Alessandro Danè la storia di quel cioccolatino tutto ardore. “Paola à nata a Bafia in Camerun il 20 maggio 1992. Nel 2000 viene in Italia con la mamma Maddalena, per ricongiungersi col papà Raymond che nel frattempo sta laureandosi in ingegneria a Perugia. Nel capoluogo umbro Pamela completa sia le scuole dell’obbligo che le superiori, con ottimo profitto. Nel 2010 si trasferisce a Bologna dove frequenta l’università e quattro anni dopo si laurea in Scienze Infermieristiche”.                                                                                                                                                                          E la boxe?                                                                                                                                                                     “Del tutto casuale. Era la fine del 2017, avevo aperto da un anno La Bolognina, con l’intenzione di aiutare i meno abbienti a trovare nella boxe un riscatto sociale. Mi si presenta questa signorina, informandomi che voleva perdere qualche chilo e nel frattempo provare con la boxe. Niente in contrario, anche se iniziare a 25 anni poteva essere un po’ tardi per costruire una carriera. Capii subito che aveva il fuoco dentro. Anche se scoordinata possedeva resistenza e carattere. Per questo l’ho portata agli assoluti, con pochissimi incontri alle spalle, ma l’esperienza la metterà a frutto in prospettiva”.                                                                                                                                   Mai previsione fu più azzeccata. L’anno dopo pubblicai su Boxe Ring la prima intervista a Pamela Noutcho. Vorrei ripetermi anche oggi. Purtroppo nel 2021 la FPI decise di chiudere l’ultracentenaria e gloriosa rivista, ritenendola obsoleta e quindi inutile. Non finirò mai di complimentarmi con i responsabili, per l’ottusità dimostrata.                                                                                                                                                                                      Cinque anni dopo Pamela ha raggiunto la vetta assoluta. Venerdì scorso sul ring del PalaDozza, davanti a 12.000 spettatori, ha sconfitto l’argentina Karen Carabajal (25-3), confermatasi rivale di valore assoluto. Dieci round violenti ed equilibrati, di altissimo tasso spettacolare e tecnico, tra due campionesse dall’impostazione opposta. Pamela all’attacco e Karen abilissima nel gioco di rimessa. Col sinistro preciso e il destro pesante. Pamela parte a razzo e costringe spesso alle corde l’avversaria, comunque abilissima nei rientri. Nel quarto round la Carabajl tiene sotto controllo l’italiana anticipandola con precisione. Pronta la replica negli assalti successivi. Il sesto sembra ripetere lo stesso tema, quando per un destro a vuoto, Pamela arretra e l’argentina è pronta a scagliare il destro, sbilanciando Pamela. L’arbitro spagnolo la conta con tempestività forse eccessiva. Rivisto alla moviola, si era trattato più di una scivolata che di un pugno. Poteva risultare determinante alla svolta del match. Invece Pamela dimostrava di non averne risentito e aumentava la pressione offensiva. Nel settimo tempo, un suo colpo preciso faceva gonfiare la parte destra del viso di Karen, al punto da chiedere il parere del medico, che faceva proseguire. Per cancellare ogni dubbio nell’ottavo e nono tempo, la Noutcho costringeva l’avversaria in difesa con poche possibilità di repliche. Consapevole di essere in svantaggio,l’argentina si buttava all’attacco, trovando pronta la replica di una Pamela inesauribile. Due giudici (Roda e Montella) premiavano giustamente l’italiana, mentre Piras il terzo assegnava un improbabile 95-94 per l’ospite. Complimenti!                                                                                                                       Ho letto i numerosi commenti degli esperti o meno, sprecarsi in elogi sperticati per questa guerriera nata in Cameroon, giunta a Perugia a otto anni, maturata a Bologna, dove si è laureata in Scienze Infermieristiche, apprendendo la nobile arte della boxe. Nessuno, dico nessuno, si è chiesto chi è stato l’artefice di questa sfida, considerato che un mondiale non scende dal cielo e plana al PalaDozza, come fosse la manna descritta nel libro dell’Esodo, in cui Dio fornì al popolo ebraico, durante la traversata del deserto, un cibo dolce e misterioso chiamato “manna”.                                                                                                                                                          Doveroso chiedere all’amico Mario Loreni, che dirige la campionessa dall’esordio al professionismo nel 2022, come fu il colloquio tra debuttante e manager. “Mi venne presentata dal suo maestro, anche se altri me ne avevano già parlato. Le parlai francamente come faccio con tutti i miei amministrati. Sei ambiziosa? Molto bene, se dimostrerai di valere quanto sogni, io ti darò l’opportunità di realizzarlo. Partendo dal titolo italiano a quello europeo, fino al mondiale. Sul ring toccherà a te, completare l’opera”.                                                                         Con soli nove incontri all’attivo, tentare il mondiale non era un rischio notevole?                                                                                “Questo era il mio dubbio, anche se avevo capito la determinazione feroce di Pamela, una tigre sul ring. Averne di pugili come lei. Oltre al consenso del suo maestro che mi assicurò che per il mondiale, Pamela sarebbe salita sul ring al meglio del meglio della condizione. Dopo questa assicurazione ho iniziato l’esplorazione per trovare la soluzione migliore. L’unica strada percorribile per portare il mondiale portava all’IBO, considerato che le altre sigle avevano le loro titolari impegnate nelle rispettive difese. Tra l’altro la sigla è in grande crescita non solo negli USA, particolarmente in Europa. In Inghilterra addirittura sta superando sigle più anziane. Diversamente non sarebbero stati campioni IBO i vari Tyson, Foreman, Holmes, Holyfield, Lewis, Lara, Golovkin, Joshua, Klitschko e tanti altri, compresi gli attuali Usyk e Bivol. Gli ultimi due italiani iridati sono stati Magnesi e Oliha con l’IBO. Chi sottilizza ha solo tempo da perdere per confermarsi ignorante della realtà attuale. Il titolo era vacante, avendolo lasciato la francese Estelle Mossely nel 2023”.                                                                                                                                                            Come sei arrivato a Karen Carabajal?                                                                                                                            “Inizialmente ho cercato il manager della serba Radonovic, senza averlo trovato, poi la messicana Liz Vasquez Ochoa 9 vittorie, imbattuta, 24 anni, ma chiedeva la luna. Tutto il contrario del manager Mario Margossian, che ben conosco e sapevo quanto fosse pericolosa l’argentina Karen Elizabeth Carabajal, che figura nelle top ten assolute. Mario è stato chiaro: “Sappiamo che l’italiana è fortissima anche se ha pochi match, quindi non sottovalutiamo il rischio. Veniamo in Italia a queste condizioni. Mi ha fatto la sua proposta: tanto di borsa, più il viaggio e il soggiorno per quattro persone. Una bella spesa, con la speranza di aver giocato la carta giusta”.                                                                                                                                                                Il risultato ti ha dato ragione, quindi hai centrato l’obbiettivo che ti prefiggevi. Come hai visto il match?                          “Alla fine avevo due punti, forse tre per Pamela e debbo fare i complimenti sia a lei che al suo maestro. Lei ha superato sè stessa, battendo una rivale di alto livello, con l’esperienza di 27 incontri e due sole sconfitte, contro i nove incontri di Pamela che ha confermato carattere ed è migliorata tatticamente. Il conteggio non c’era, ma ugualmente ha risposto mettendo a sua volta in crisi l’avversaria. Ha chiuso alla grande, dopo dieci round micidiali. Tutto questo per merito di un maestro davvero bravo. Un mondiale non certo inferiore alle altre sigle”.                                                                                                                                                                                    I programmi della neo campionessa?                                                                                                                           “Prevedo la prima difesa la prossima primavera, magari in una località turistica. Anche se non sarà facile, trovare sponsor di qualità. Comunque, si tratta dell’unica titolata mondiale di casa nostra. Che assicura sempre spettacolo, viste le sue caratteristiche”.                                                                                                                              Che ne pensi dell’idea, di allestire una grande riunione al Colosseo di Roma, in occasione dei 110 anni della Federazione Italiana?                                                                                                                                                                 “Nulla in contrario, se la FPI organizza il tutto. Diversamente sarebbe improponibile. Ricordo che nel 2007 venne allestita una riunione al Colosseo imperniata su Vincenzo Cantatore che vinse l’europeo cruiser battendo il quotato ucraino Alexander Guriov.  Ripeto, a me sta bene, nel ruolo di procuratore della campionessa del mondo dei leggeri Pamela Sawa Noutcho”.                                                                                                      Nella scuderia hai anche il nuovo campione italiano piuma il tunisino Ghaith Weslati (12) che ha dato dimostrazione di ottima boxe. Costringendo alla resa al quarto round il pur valido milanese Nicolò Setaro. Non sarebbe il caso di farlo diventare italiano, visto che risiede da anni a Livorno dove ha iniziato la boxe, ed è stato scoperto dal maestro?                                                                                                                                                                                “Certo che sarebbe il caso, ma la nostra burocrazia non è certo delle più snelle. Vorrei anche aggiungere il superwelter Cezar Ileseanu, con nove vittorie, molto bravo. Vive e lavora a Crema da parecchi anni, ancora seconda serie, ma in grado di tenere testa ai migliori pari peso nazionali. Confesso che mi aspettavo di più da Francesco Magrì, che aveva destato interesse a Milano contro Mantovani. Stavolta dopo quattro riprese aveva finito la benzina e Zito ha rischiato addirittura di vincere”.                                                                                                     Statisticamente Pamela è la quinta italiana salita sulla vetta più alta del mondo. La milanese Stefania Bianchini, tenne il mondiale WBC mosca nel triennio 2005/2006/2007. Le successe Simona Galassi, mancina forlivese, sicuramente la migliore italiana di sempre. Vinse tutto da dilettante, con 86 vittorie e l’unica sconfitta in Turchia, fu un tale furto che la stessa federazione, chiese scusa. E per anni la squadra italiana ignorò i loro tornei. Da pro vinse nei mosca e nei supermosca tra il 2009 e il 2013. Altra iridata la toscana Emanuela Pantani, che a fine 2008 colse il mondiale WBA dei gallo. L’altra milanese Vissia Trovato, centrò il bersaglio IBO supergallo nel 2016. Ci sarebbe anche la brianzola Laura Tavecchio, lombarda di Erba, iridata ad interim WBA dei leggeri, una carriera limitata al 2007-2008, che al quinto match e ultimo match disputato a Brescia, il 21 novembre, con Loreni all’angolo,  battè la brasiliana Halanna Dos Santos, ancora attiva. 

Giuliano Orlando

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Redazione

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