Muhamet Qamili: Il tempo giusto arriva solo per chi ha avuto il coraggio di aspettare

Questa è una storia che dovrebbe essere da monito per tanti ragazzi che inseguono un sogno. Una storia scritta nel silenzio di infinite delusioni, di serate passate a bordo ring a guardare gli altri combattere mentre si aspettava, si sperava, si credeva. Una storia di chi ha saputo cogliere l’occasione quando finalmente è arrivata, a dispetto dei numeri, a dispetto dello scetticismo, a dispetto di chi non credeva più in lui. Questa è la storia di Muhamet Qamili, Eti per tutti noi.
Quando Eti aveva appena sedici anni, quasi per gioco disse a un amico: “Andiamo a fare una prova in una palestra di pugilato”. Prima aveva giocato a calcio, come la maggior parte dei ragazzi in Italia, il paese che lo aveva accolto quando aveva solo cinque anni, dopo essere nato in Albania. Quel giorno cambiò tutto. Entrò in palestra e incontrò Alessandro El Moety, il maestro che da quel momento non avrebbe mai smesso di camminare al suo fianco, che avrebbe sempre creduto in questo ragazzo anche quando tutto sembrava perduto.
La passione si accese immediatamente. Eti iniziò ad allenarmi, a combattere, e in breve tempo capì che quello era il suo destino. Nel 2018, rappresentando l’Albania, conquistò la medaglia di bronzo agli Europei Youth di Roseto degli Abruzzi. Nello stesso anno incredibile partecipò ai Mondiali Youth di Budapest e ai Giochi Olimpici Giovanili di Buenos Aires. Il talento c’era, brillava, prometteva grandi cose.
Nel 2020 arrivò il momento del grande passo: il professionismo. I primi sei incontri furono una cascata di vittorie, un percorso che sembrava tracciato verso qualcosa di importante. Il futuro appariva luminoso, la strada in discesa. Ma poi, come spesso accade nel pugilato e nella vita, qualcosa si ruppe.
Il 2022 fu l’anno del silenzio, l’anno delle porte chiuse in faccia. Solo due match in tutto l’anno. Uno di questi fu in Albania, nella sua terra d’origine, davanti al suo popolo che lo acclamava, che credeva in lui. Fu una grande emozione, ma durò troppo poco. Quella rimase l’unica nota positiva di un anno che sembrava voler spegnere definitivamente il suo sogno. Eti vagava nelle serate di pugilato, sempre a bordo ring, sempre speranzoso, sempre con quella domanda negli occhi: “Quando toccherà a me?”. Era ricorrente la speranza di poter combattere, ricorrente l’attesa di un’opportunità che sembrava non arrivare mai.
Ma in quel periodo buio entrò in scena un angelo custode: Orial Kolaj, un grande pugile che aveva capito che c’erano troppi ragazzi albanesi perduti nel dimenticatoio, talenti sprecati per mancanza di opportunità. Kolaj iniziò un lavoro di spessore per il pugilato professionistico albanese, costruendo ponti, aprendo porte, tirando fuori dall’ombra ragazzi come Eti che meritavano una chance.
Il 2023 portò finalmente una luce. Kolaj riuscì a confezionare per il popolo albanese e italiano un evento straordinario: il mondiale WBC Youth a Tirana. Il 27 luglio 2023, davanti a un pubblico che includeva tantissimi italiani arrivati appositamente per sostenerlo e il popolo albanese sempre pronto a sostenere uno dei suoi figli, Eti conquistò la corona mondiale giovanile dei pesi piuma. Fu un momento di riscatto, la prova che l’attesa non era stata vana.
Il 2024 vide Eti tornare a combattere con più continuità. Match organizzati a Roma con il supporto incrollabile del maestro El Moety, tre incontri in Italia e una nuova avventura in Albania. Ogni volta che saliva sul ring, Eti portava con sé tutto il peso di quegli anni di attesa, tutta la determinazione di chi non aveva mai mollato.
E poi arrivò l’occasione più grande, quella che avrebbe cambiato tutto. Kolaj riuscì a spingere Eti nel torneo più importante al mondo: il WBC Boxing Grand Prix, organizzato dalla World Boxing Council insieme alla Riyadh Season in Arabia Saudita. Un torneo monumentale con 128 pugili provenienti da 41 nazioni, divisi in quattro categorie di peso. Era l’opportunità di una vita.
L’Italia mandò quattro rappresentanti a Riyadh: Eti Qamili nei pesi piuma, Fiorenzo Priolo nei superleggeri, Giovanni Sarchioto nei medi e Davide Brito nei massimi. Quattro ragazzi pronti a mettersi in gioco, pronti a voler affrontare una sfida difficile, complicata, ma determinati a dimostrare il loro valore al mondo.
Il 17 aprile 2025, Eti fu il primo italiano a salire sul ring del City Global Theatre Boulevard di Riyadh. Di fronte a lui c’era l’ucraino Ihor Semonchuk, imbattuto e potentissimo. Sei riprese tiratissime, una battaglia di tecnica e cuore. Quando i giudici annunciarono il verdetto unanime in suo favore, Eti aveva fatto il primo passo. Il match dopo affrontò il Ghanese Holy Dorgbetor, anche lui imbattuto, ex campione Ibf . Un’altra vittoria, un altro passo avanti mentre i suoi compagni di avventura, uno dopo l’altro, venivano eliminati.
Purtroppo Fiorenzo, Giovanni e Davide persero lungo il tragitto complesso di questo torneo. Ma Eti no. Eti continuava a vincere, a sorprendere, a dimostrare che anni di attesa e di lavoro silenzioso potevano trasformarsi in qualcosa di straordinario. Giugno, agosto: ogni fase del torneo vedeva Eti ancora in piedi, ancora a combattere, ancora a credere.
E poi arrivò domenica 19 ottobre 2025, la sera che nessuno dimenticherà. Semifinale contro Yoni Valverde Jr.. Tutti pensavano che sarebbe stata un’altra battaglia dura, combattuta. Invece Eti scrisse una pagina di storia. Al minuto 2:26 del primo round, un sinistro devastante mandò Valverde al tappeto. Il francese si rialzò, ma Eti non gli diede scampo: una combinazione potentissima costrinse l’arbitro a fermare l’incontro. Vittoria per KO tecnico al primo round. Un capolavoro che pochi avrebbero immaginato, una dimostrazione di potenza che fece tremare il mondo del pugilato.
Oggi, mentre scriviamo queste righe, il mondo apre gli occhi e scopre Eti Qamili. I grandi organizzatori sanno che un ragazzo forte, determinato, resiliente è lì che risponde presente e che vince e convince. Un ragazzo che per anni ha vissuto nell’ombra, che ha aspettato la sua occasione senza mai perdere la fede, che si è allenato nel silenzio lontano dai riflettori e dai social, con la sola voglia di mettersi in gioco per guadagnarsi il suo spazio con i fatti.
Il 20 dicembre 2025 a Riyadh, Eti Qamili affronterà il messicano Brandon Mejía Mosqueda nella finale dei pesi piuma del WBC Boxing Grand Prix. Porta sulle spalle la determinazione di anni di sacrifici, il sogno dell’Albania e dell’Italia, l’amore del maestro El Moety che non ha mai smesso di credere in lui, la visione di Orial Kolaj che ha costruito ponti dove sembravano esserci solo muri.
Questa non è solo la storia di un pugile che è arrivato in finale di un grande torneo. Questa è la storia di un ragazzo che ha trasformato il silenzio delle delusioni in urlo di vittoria. È la storia di chi ha saputo aspettare il momento giusto senza mai smettere di prepararlo. È la storia di chi, quando tutti gli altri si erano arresi, ha continuato a presentarsi a bordo ring con la speranza negli occhi e i guantoni pronti.
Comunque vada questa finale, Eti ha già vinto la battaglia più importante: quella contro l’oblio, contro la tentazione di mollare, contro chi non credeva in lui. Ha dimostrato che il talento senza opportunità è solo potenziale sprecato, ma quando finalmente la porta si apre, chi ha lavorato nel silenzio è pronto a entrare da protagonista.
Per Eti, per la sua determinazione, per il sogno di non mollare mai, per il maestro El Moety, per Orial Kolaj, per l’Italia e l’Albania: forza Eti. Noi e l’Italia pugilistica ti sosteniamo. Resta sempre quel pugile che insegue i suoi sogni con la stessa determinazione, quel ragazzo che ha trasformato anni di attesa in un momento di gloria mondiale.
Questa è una storia che dovrebbe essere da monito per tanti dei nostri ragazzi: i sogni non hanno data di scadenza, e l’occasione giusta arriva solo per chi non smette mai di prepararsi ad accoglierla.