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Interviste

Simone Spada: “The Golden Gypsy”

Simone Spada: “The Golden Gypsy”
  • PublishedOttobre 15, 2025

Da bambino sognava di diventare come suo fratello. Oggi, dopo anni di sacrifici, infortuni e rinascite, è uno dei pugili italiani più promettenti del momento. Questa è la sua storia, raccontata con il cuore. ❤️‍🔥
🎤 Simone, si dice che i veri campioni nascano con il fuoco dentro. Quando hai capito per la prima volta che la boxe non era solo un gioco, ma il tuo destino?
🗣️ Ho capito che non era solo un gioco, ma il mio destino, quando mi sono ritrovato da solo. Mio padre era venuto a mancare e, poco dopo, anche i miei fratelli, per motivi familiari, non c’erano più. In quel momento ho trovato uno sfogo nel pugilato: loro sono stati la motivazione che mi ha spinto a diventare la persona che sono oggi.
🎤 A 7 anni eri già in palestra. Cosa ti spingeva ad allenarti quando gli altri bambini giocavano? C’è stato un momento, un incontro, un’immagine che ti ha fatto dire “questo è quello che voglio fare nella vita”?
🗣️ Ho iniziato per gioco, ma più guardavo mio fratello combattere e più mi appassionavo. Ricordo che, da piccolo, io e mia sorella pregavamo per lui prima dei match. Quando vinceva, eravamo tutti felici. Ero solo un bambino, ma l’emozione che provavo era indescrivibile. Mi dicevo: “Quando sarò grande, voglio fare questo.”
🎤 Muhammad Ali, Roy Jones, Mike Tyson: tre leggende che ami, tre stili completamente diversi. Cosa hai rubato da ognuno di loro? E quale delle loro caratteristiche vorresti che la gente vedesse in te quando sali sul ring?
🗣️ Muhammad Ali è stato la mia infanzia: il modo in cui si muoveva sul ring mi faceva innamorare. Da Mike Tyson ho preso la determinazione e la rabbia, anche se non mi rispecchio pienamente nel suo stile. Roy Jones, invece, aveva un modo tutto suo di combattere, mai noioso, unico. Penso che ogni pugile debba trovare la propria dote, senza copiare gli altri. Io studio i grandi per imparare, ma sul ring porto solo me stesso. L’unica cosa che voglio avere come loro è la fame e la determinazione dei veri campioni.🎤 Tre titoli nazionali, i Golden Gloves, i Mondiali in Serbia nel 2021: eri considerato uno dei dilettanti più forti d’Italia. Che sensazione si prova quando tutti ti guardano come “il fenomeno”?
🗣️ Avevo solo 21 anni e tutto quello che vivevo mi sembrava un sogno. Ero in prima squadra e nel 2021 ho avuto l’onore di essere portabandiera ai Mondiali. È stata un’emozione indescrivibile. Dopo tanti sacrifici e tanto sudore, ero finalmente soddisfatto di me stesso, perché non è da tutti arrivare dove sono arrivato.
🎤 Nel 2018-2019 non fosti convocato per gli Europei, poi ti chiamarono all’ultimo per un test-match. Hai detto che fu una delle delusioni più grandi della tua carriera. Cosa è successo?
🗣️ Nel 2018 ero diventato campione italiano, e per regolamento avrei dovuto andare agli Europei, ma non fu così. Mi dissero che non dovevo fare il test match, poi all’improvviso mi chiamarono la sera per il giorno dopo. È stata una chiamata inaspettata.
La stessa cosa si ripeté nel 2019, quando vinsi di nuovo il titolo assoluto: avrei dovuto partire per gli Europei, ma non mi mandarono. Mi fecero fare un altro test match e mandarono altri. Ci rimasi malissimo, perché avevo fatto tanti sacrifici, ero io il campione, ma scelsero altri al mio posto.
🎤 Parigi 2024, Tokyo 2021, Rio 2016: le Olimpiadi che hai visto da spettatore, non da protagonista. Quanto fa male guardarle sapendo che potevano essere tue?
🗣️ Tantissimo. Nel 2021 potevo finalmente far vedere a tutti chi ero, ma per le qualificazioni olimpiche ci chiusero in quarantena e nessun uomo riuscì a qualificarsi. Nel 2024, invece, non ho potuto partecipare per colpa dell’incidente del 23 ottobre 2022. Sono dovuto restare fermo due anni. È stato un colpo durissimo.
🎤 C’è stato un momento in cui hai pensato “le Olimpiadi non fanno per me” oppure è un rimpianto che ti porti ancora dentro?
🗣️ Le Olimpiadi sono il sogno di ogni pugile. Non avervi partecipato per me è come un fallimento, perché nel mondo del dilettantismo ho fatto tutto: mancava solo quello. È un rimpianto che porterò sempre con me.
🎤 Due anni lontano dal ring per un infortunio grave. Raccontaci il giorno peggiore di quel periodo.
🗣️ Quando mi hanno detto che non sarei più potuto tornare a combattere, mi è crollato il mondo addosso. Le persone che prima mi lodavano erano sparite, ed erano rimasti solo pochi veri amici a credere in me. È stato un periodo che mi ha insegnato chi c’è davvero quando cadi: li posso contare sulle dita di una mano.
🎤 In quei due anni hai continuato a guardare la boxe o era troppo doloroso?
🗣️ Guardavo Fighters Life e i match da casa, e andavo comunque in palestra. Come ti ho detto, la voglia di tornare era più forte di tutto, anche se zoppicavo.
🎤 C’è stato un momento in cui hai pensato “basta, non ce la faccio”?
🗣️ Sì, quando vedevo che non miglioravo e che tutti i miei sforzi sembravano inutili. Non riuscivo a piegarmi, né a fare certe cose come prima. Ma ho una testa dura: grazie alla mia determinazione e alle terapie, sono riuscito a riprendermi. Anche se c’è ancora da migliorare, oggi posso dire che sono tornato.
🎤 Fabio Carice non è solo il tuo allenatore, è un secondo padre. Cosa ha fatto per tenerti aggrappato al sogno?
🗣️ Fabio Carice e Fabrizio Campo per me sono come due genitori. Non dimenticherò mai quello che hanno fatto per me. Da piccolo venivano a prendermi a casa per portarmi in palestra, dove stavo dalle 8 del mattino alle 8 di sera. La frase che mi ripetevano sempre, e che porto ancora dentro, è: “A noi non ci regala niente nessuno.”
🎤 Lavoravi nei cantieri con lui come elettricista. Quanto ti ha aiutato questo a rimanere con i piedi per terra?🗣️ Tantissimo. A 17 anni lavoravo come elettricista insieme al mio maestro, e mi ha insegnato molto. Oggi ho una palestra bellissima, la Versus Academy, grazie anche a lui che non mi ha mai lasciato solo. Penso che bisogna restare sempre umili: quando pensi di essere arrivato, è lì che cadi. Non devi mai dimenticare da dove vieni.
🎤 Esordio da professionista dopo due anni di stop: vittoria per KO al sesto round. Cosa hai provato in quel momento?
🗣️ Non ci credevo nemmeno io che stesse accadendo davvero. Nello spogliatoio ero teso, le gambe addormentate, come se fosse il mio primo match da dilettante. Poi, quando è suonata la campana, mi si sono accesi gli occhi. Sono partito a mille, tanto che il mio maestro mi diceva: “Gestisci, sennò non ce la fai a sei riprese così.” Ma la mia voglia era più forte di tutto. Alla sesta ripresa l’ho messo KO con un colpo al fegato. Quando mi hanno alzato la mano, mi sono commosso: solo io so cosa ho passato per arrivare lì. Per me la boxe non è solo uno sport, è la mia vita.
🎤 Qualcuno dice che combatti con la rabbia di chi ha perso due anni. È così?
🗣️ No, la mia non è rabbia. È determinazione. Io credo in me stesso e in quello che faccio. Salgo sul ring con fame e concentrazione, non con rancore.
🎤 Hai fatto un training camp negli Stati Uniti con Jorge Capetillo. Ti sei sentito piccolo o finalmente a casa?
🗣️ Non mi sono sentito affatto piccolo, anzi. Mi sono sentito uno di loro: un ragazzo con un sogno e la voglia di arrivare.
🎤 Con chi hai fatto sparring? Ti ha messo qualcuno in difficoltà?
🗣️ Ho fatto sparring con pugili molto più esperti di me, ma nessuno mi ha messo davvero in difficoltà. Mi sono sempre fatto valere, guadagnandomi rispetto.
🎤 Cosa hai imparato in America che in Italia non potresti imparare?
🗣️ Lì si allenano tre volte al giorno. Ho capito davvero cosa significa “allenarsi per vivere”. In Italia, purtroppo, molti pugili devono anche lavorare e non possono dedicarsi al 100%. Lì, invece, vivi solo di quello. È un altro mondo.
🎤 Hai 25 anni, 4 vittorie da professionista e zero sconfitte. Dove ti vedi tra cinque anni?
🗣️ Posso dire che il mio sogno l’ho già conquistato: fino a un anno fa non sapevo se sarei mai tornato a combattere, e ora sono qui, a fare questa intervista. Ma non mi accontento. In tre anni voglio arrivare a un mondiale. Cinque sono troppi.
🎤 Se potessi parlare al Simone di 7 anni, cosa gli diresti?
🗣️ Gli direi di non mollare mai, qualunque cosa succeda. Di trasformare il dolore e la delusione in forza, e di scaricare tutte le energie in palestra. Ne vale la pena.
🎤 “The Golden Gypsy”, il Gitano d’Oro. Da dove nasce questo soprannome?
🗣️ Fin da piccolo tutti mi dicevano che ero un “ragazzo d’oro”, e da lì è nato The Golden Gypsy.Fuori dal ring sono un padre di famiglia: ho due splendidi figli, Romolo e Principessa. Vivo per loro e faccio di tutto perché non gli manchi mai nulla. So cosa vuol dire crescere senza padre, e per questo voglio essere sempre presente nella loro vita.

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Redazione

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