Matteo Signani Il Giaguaro – La mia vita? Tre parole: sangue, sudore, gloria!!!

Una vita tra sangue, sudore e gloria. Matteo Signani, “Il Giaguaro”, racconta la sua storia fatta di sacrifici, colpi dati e ricevuti, ma soprattutto di determinazione e amore per la boxe. Dal primo pugno tirato quasi per caso a 15 anni nella palestra Vasco De Paoli di Sant’Arcangelo di Romagna, fino alla conquista del titolo europeo nel 2019, Signani ha vissuto la boxe come una scuola di vita.Un viaggio che attraversa vittorie e sconfitte, momenti di gloria e delusione, ma sempre con la stessa costante: non mollare mai. Oggi, con i guantoni appesi al chiodo, guarda al futuro con serenità e rispetto per uno sport che lo ha reso uomo prima ancora che campione.
🎤Raccontami del tuo primo approccio alla boxe: da dove venne la passione e quale fu la prima persona (allenatore, amico, famiglia) che credette davvero in te?
🗣️Il mio approccio con la boxe è stato all’età ci 15 anni circa, perché ero un bambino un po’ vivace, e dopo l’ennesima volta che facevo piangere un mio vicino di casa, “Davide” il suo babbo il povero “Sesto” mi consigliò “molto” vivamente di andare a fare la boxe, anziché picchiare sempre il suo figlio e io lo presi in parola e andai nella palestra più vicino a casa mia la boxe Vasco De Paoli” di Sant’Arcangelo di Romagna, dove il Povero Vasco fù il mio primo allenatore e proprio il primo a vedere qualcosa di buono nel lato sportivo in mè, e mi fece debuttare da novizio A nel 1994, al teatro Galli di Rimini, dove vinsi per K.O. T al primo round, e di lì inizio la mia carriera..
🎤Come ricordi il tuo debutto professionistico nel 2007? Cosa hai imparato da quelle prime esperienze che ti è servito lungo tutta la carriera?
🗣️Il mio debutto da pugile pro, fu dopo una lunga carriera dilettantistica con risultati alti e bassi, e dopo un grave infortunio alla mano, dove mi ruppi il secondo e terzo metatarso, decisi di provare. Era tutto diverso, i tempi, gli allenamenti, e i vari contorni, ma mi piaceva, mi trovavo bene e decisi di allenarmi e andare avanti per la mia strada.
🎤Hai vissuto momenti di vittoria e di sconfitta: come hai imparato a rialzarti psicologicamente dopo una sconfitta significativa?
🗣️Il bello del pugilato è anche questo, si perché è uno sport particolare e secondo mè, la boxe la inizi perché vuoi provare, oppure alcuni amici la fanno e tu li segui, o perché vuoi imparare a difenderti o per altri cento motivi, ma la boxe se la vuoi fare bene la devi amare! E soprattutto la boxe ti insegna come nessun altro sport, secondo mè a non mollare mai, a non arrenderti mai, ti rafforza il carattere e di aumenta la determinazione, che serve sempre in ogni campo della vita, e quindi quando si vincere è straordinario, ma quando si perdeva, la boxe mi insegna e diceva, non mollare allenati di più e vai!
🎤 Quando pensasti che avresti potuto puntare al titolo europeo o internazionali? Quale incontro, vittoria o sconfitta cambiò la tua visione delle tue possibilità?
🗣️Durante la mia lunga carriera ho dovuto cambiare a volte palestra o allenatore, per vari motivi, ma non ho mai smesso di crederci o allenarmi, si dal primo incontro, e quando mi è capitata l’opportunità di combattere per il Titolo Europeo nel 2019 ero con il maestro Bartolomeo Meo Gordini, mi sono allenato sotto la sua guida, con il preparatore Prof. Nicola Zignani, e siamo andati anche con i pronostici di svantaggio ma ho portato a casa il titolo Europeo.
🎤Parla della conquista del titolo EBU (2019): come ti sei preparato, cosa fu diverso rispetto ad altri momenti della carriera?
🗣️Diciamo che io sono sempre stato un atleta modello diciamo, non avevo bisogno di fare tanti tagli del peso o altro, perché anche se non mi mancava mai l’occasione, cercavo di essere sempre attento a non esagerare con il mangiare, bere niente e fumare zero, gli stravizi insomma, non erano per mè e quindi anche il fattore etrà e la maggior parte delle persone che mi dava per spacciato a 40 anni avevo una marcia in più.
🎤Come hai gestito la preparazione in contesti difficili come la pandemia, spostamenti, dubbi di calendario, incertezze esterne?
🗣️Dopo la vittoria del titolo Europeo, lo avrei dovuto difendere poco dopo in Francia, invece a causa della pandemia ci sono stati diversi rinvii, ma grazie al maestro che era ritornato Gian Maria Morelli e ci allenavamo alla palestra di Rimini Ring Side Boxing Club, e sempre il preparatore Zignani, siamo riusciti a calcolare la preparazione nel migliore dei modi e andare in Francia e battere il francese.
🎤 “Il Giaguaro”: quanto pensi che il soprannome rifletta il tuo stile di combattimento? Se dovessi descrivere il tuo stile a chi non ti conosce, come lo faresti?
🗣️Il “Giaguaro” è un soprannome che mi hanno dato da ragazzo perché ero andato per lavoro in un paese dove uno veniva chiamato il giaguaro, ma io in diverse gare (podistica, nuoto, voga e vela) l’ho sempre battuto e mi diedero il soprannome di Giaguaro, il mio stile è da attaccante, tecnico ma se posso entrare con il colpo giusto il Giaguaro attacca.
🎤 Come hai scelto le persone con cui lavorare — coach, staff medico, preparatori atletici? Quali qualità reputi imprescindibili?
🗣️Ho avuto la fortuna di capitare in una delle migliori palestre della mia zona, e quindi lavoravo con dei veri professionisti, ognuno ha il suo ruolo specifico, il coach è il coach non è lui che ti fa la dieta o inventa recuperi psicofisici strani, lui è la guida tecnica che si confrontava giornalmente con il preparatore atletico che a sua volta si confrontava con il dottore e tutti gli altri, comunque sia uniti per uno scopo unico e ognuno parlava per il proprio campo, l’unione di professionisti faceva la differenza. Come adesso è il pugilato a livelli mondiali, un pugile di livello si deve per forza affiancare con persone intelligenti e ognuno professionista nel suo settore senza interferire l’uno con l’altro, ma confrontarsi per miliorare, senno stai a casa che fai prima e non prendi i cazzotti, che fanno male!
🎤 So che al tuo ultimo tentativo di incontro ufficiale con Zakari non è stata data autorizzazione dalla FPI per una norma che impedisce ad un pugile che non combatte da oltre un anno di fare match ufficiali oltre i 45 anni. Quanto questo elemento normativo ha influito sulla tua decisione di concludere la carriera?
🗣️Diciamo che stavo bene, dopo la sconfitta in Inghilterra ancora avevo voglia di riprovarci, forse con un match di rientro e chiamare l’inglese in Italia, anche perché avevamo trovato la forza economica organizzatrice per farlo, poi lo stop un po’ improvviso e a come mi avevano detto non doveva essere proprio così, ci sono rimasto un po’ male perché ancora qualcosa mi sentivo di potere dare alla boxe che per mè è lo sport più bello del mondo! Ma alla fine niente ho deciso di smettere, sia, per l’età, sia per la decisine non mia e per l’arrivo di un bimbo, mi è dispiaciuto, ora a mente fredda penso che forse era destino andasse così.
🎤 Quali sfide fisiche e mentali comporta continuare a combattere ad età matura, soprattutto quando la normativa impone vincoli su frequenza, autorizzazioni, limiti di tempo tra un incontro ufficiale e l’altro?
🗣️Più si diventa grandi e più è dura, sia dalla motivazione che soprattutto il fisico, io ripeto facevo una vita da monaco e non mi pesava affatto, però sentivo che i tempi di recupero si allungavano e l’elasticità muscolare un po’ diminuiva, io dormivo sempre tanto per recuperare al meglio ma non posso mentire un po’ con l’età si sente più lo sforzo.
🎤Il tuo ultimo evento è stato un’esibizione, senza verdetto ufficiale, come saluto al pubblico: come ti sei preparato mentalmente e cosa hai voluto comunicare con quel gesto?
🗣️La mia preparazione è sempre stata professionale e seria, anche perché se non era un incontro ufficiale sul ring non si può mai scherzare, ecco cosa ho cercato di trasmettere soprattutto ai giovani, dovete essere sempre pronti, fare sacrifici anche per un incontro esibizione, perché non sai mai cosa può succedere a breve, farsi trovare sempre pronti senza dovere fare sforzi troppo grandi da recuperare ogni volta, al fiato, il peso e la forma fisica eccellente.
🎤 Com’è stato per te accettare che il congedo non fosse con un match “vero” ma con questo tipo di evento? Cosa avresti voluto che fosse diverso, se avessi potuto scegliere?
🗣️o da come avevo parlato e come dovevo fare avrei voluto fare un buon test match e riprovare il titolo europeo ma purtroppo così non è stato e niente la vita va avanti e non aspetta nessuno, quindi andiamo avanti.
🎤Pensi di aver dato tu al pugilato o il pugilato a te?
🗣️Secondo mè è stato un dare e avere reciproco io ho dato tantissimo al pugilato e anche il pugilato mi ha ripagato con traguardi inaspettati dove solo io e altri pochi ci credevano.
🎤Ora che hai “appendi i guantoni”, quali progetti ti stanno più a cuore nel mondo del pugilato?
🗣️Questo diciamo è il mio anno sabatico, a dicembre ho fatto l’addio, ora mi è nato un bimbo, è in arrivo il secondo, quando posso (quasi tutti i giorni) mi alleno, mantengo al meglio la mia forma fisica, perché ci tengo e poi si vedrà, non mi dispiacerebbe allenare un giorno, vedremo.
🎤Guardando al futuro della boxe italiana, cosa pensi che si possa migliorare in termini di regolamenti, tutela dei pugili, transizione fuori dal ring?
🗣️Purtroppo la boxe italiana và avanti come in tutte le altre parti del mondo però in Italia cosa c’è; c’è il troppo benessere, i giovani non hanno più voglia di allenarsi, di fare fatica, di fare i sacrifici, si perchè il pugilato è fatica e sacrificio e se la vuoi fare bene cosi deve essere, poi non è detto che arrivi in cima, ma il tragitto per provarci è bellissimo e forma il tuo carattere come nessun altro sport può fare! In Italia ci sono dei regolamenti molto restrittivi, forse perché i responsabili così facendo si tolgono tante colpe che posso cadergli addosso, ma è anche vero che con la salute non si scherza, mai, io ero molto scrupoloso, con il mio fisico e ho sempre cercato di essere apposto, purtroppo le regole vengono fatte perché la maggior parte delle persone non rispetta le basi e quindi si è costretti a mettere dei regolamenti che ci caschiamo tutti dentro
🎤 Qual è l’eredità che desideri lasciare nel pugilato: come atleta, come persona, come modello per le generazioni future?
🗣️Sperò che tanti giovani si avvicinino alla boxe, come un tempo, che soprattutto capiscano che è una disciplina da praticare prima di tutto perché ti piace e non devi avere paura di sacrificarti, perchè non è detto ma se inizi a vincere poi ti piace talmente tanto che non puoi più farne a meno. Se un giorno decidessi di iniziare ad insegnare il pugilato, partirei dalle basi come alla vecchia maniera e mi farei aiutare da professionisti ognuno nel suo settore, lascierei da parte le gelosie o altro ma farei tutto il meglio che potrei per il mio atleta, anche dirgli, ragazzo sei diventato veramente bravo, se vuoi provare a fare lo scalino superiore e io non sarei in grado lo consiglierei al meglio per lui. Perché il pugilato è uno sport che merita rispetto da parte di tutti chi lo pratica e chi non lo pratica, e soprattutto devi crederci fino alla fine, sono certo che comunque vada sarà un successo!
E come dico sempre io Matteo Signani Il Giaguaro Sangue! Sudore! Gloria!!!