Capolavoro Crawford, il rientro di Oliha e boxe a Milano

A Las Vegas, capolavoro di Crawford che batte Alvarez centrando il poker supermedi. Oliha rientro positivo. Torna la grande boxe a Milano
Terence Crawford: 38 anni e non sentirli, volando verso un traguardo storico, trasformando il campione più dimenticato nel protagonista assoluto. Nei giorni scorsi, non casualmente, avevo raccontato la storia del nuovo campione nel dettaglio, chiudendo l’articolo così: Crawford sarà il terzo a batterlo (Alvarez)? Personalmente non lo escludo, anche se l’età e la logica ne fanno una missione impossibile. Perché indico questa possibilità? Lo sfidante ha colpi lunghi e potenti, mobile e abile in difesa, caratteristiche ostiche per il campione che preferisce avversari più lenti e meno sfuggenti. Come dire che ci metto la faccia. Sperando di non ricevere un diretto da KO. Non sono un mago, ma osservando i filmati dei due, avevo la netta impressione che lo sfidante poteva centrare il colpo. Cosa che è avvenuta. All’Allegiant Stadium di Las Vegas, l’enorme impianto costruito nel 2020, costato quasi 2 miliardi di dollari, che ospita la squadra dei Las Vegas Raiders nella National Football League e dei UNLV della NCAA, il pugilato debuttava per la prima volta, ospitando un confronto dai numeri importanti, sia per la posta in palio che le borse pagate dall’Emiro dell’Arabia Saudita, sua eccellenza Turki Alalshikh, l’elemosiniere miliardario, in collaborazione con Bob Arum (Top Rank). Con l’esaurito di 70.000 spettatori tra cui Michael Tyson e tanti altri vip. Mentre Olek Usyk con Gennady Golovkyn e Vasyl Lemechenko avevano scelto i mondiali dilettanti a Liverpool. L’incontro tatticamente ha rispettato le previsioni, quindi monotematico: Alvarez alla ricerca della corta distanza e lo sfidante in guardia mancina, deciso a tenerlo lontano col destro in jab e il sinistro per concludere l’azione. Dodici round in fotocopia, lineari nella loro espressione tecnica, relativamente spettacolari e privi di emozioni forti. Sfida deludente? Non certo esaltante, ma chi è mancato alla chiamata e quindi alla fiammata è stato il messicano, al quale è mancato quel cambio di passo offensivo per costringere Crawford allo scambio corto. Lo sfidante ha imposto la sua tattica in modo perfetto, raccogliendo la vittoria round dopo round, tormentando l’avversario col destro implacabile, un perfetto gioco di gambe, mentre Canelo non ha mai cambiato ritmo, confermando un declino atletico che già si era manifestato nei precedenti incontri. Stavolta ha tenuto bene i dodici round, quindi la preparazione l’aveva svolta con attenzione. Ma, nonostante i tre anni meno di Crawford, il logorio di oltre vent’anni di attività, oltre la metà ad altissimo livello, hanno presentato il conto. Alla fine, verdetto unanime per lo sfidante (116-112 e due volte 115-113), giudici molto benevoli per il messicano, che forse aveva vinto non più di tre-quattro riprese. Opinione personale, quindi opinabile. Valutando dal piccolo schermo, ho avuto questa impressione. Sorprendente non si parli di rivincita, anche se non mancherà il tempo per trattarla. Adesso è il tempo della riflessione per lo sconfitto, che comunque ha incassato 100 milioni di dollari, e nel contratto, ne ha altri due da disputare con lo stesso premio. Nell’usuale conferenza successiva al match, entrambi si sono complimentati a vicenda. Sprecandosi in elogi. Alvarez: “Non sono mai riuscito a decifrare la sua boxe e quindi l’ho subita. Nonostante mi fossi allenato duramente”. La risposta del neo pluricampione: “Dio mi ha aiutato ed io ho eseguito il mio piano alla perfezione. Onore al mio rivale, che resta un grande campione”. Che al momento ripenserà a quel fantasma nero che per dodici round appariva e scompariva, senza concedergli l’opportunità di fermarlo e colpirlo. Mentre Crawford è tornato nella sua Omaha nel Nebraska, con un gruzzoletto di almeno 30 milioni, più di quello ottenuto in tutta la carriera. Lo attende la famiglia: moglie e otto figli, oltre a mamma Debra con la quale si era riappacificato dopo una lontananza durata anni e la zia Jackie. Del padre si sono perdute le tracce da tempo. Poi ci sono gli amici di sempre e i ragazzi che si allenano alla B&B Boxing Academy, da lui fondata, gratuita per tutti i giovani che frequentano la scuola con profitto. Statisticamente l’ultimo avversario ad averlo battuto è stato Miguel Angel Gonzales, mancino di Cleveland il 23 agosto 2007, ai trials per i Giochi di Pechino 2008, molto più esperto, avendo tentato lo stesso traguardo nel 2004 per le Olimpiadi di Atene 2004. Da allora sono trascorsi 18 anni e nessuno è riuscito nell’impresa. L’ultimo ad averci provato è stato appunto Canelo Alvarez, ovvero un mito assoluto. Adesso nella feretra di Terence ci sono le cinture dei leggeri, superleggeri, welter e l’interim dei superwelter, detenute dal 2014 al 2024. La conquista prestigiosa dell’intero capitale dei supermedi (WBC, WBA, WBO e IBF) lo pone ai vertici tra i primatisti assoluti. Rispondendo alla dichiarazione di Bob Arum, quando nel 2017, dopo aver battuto il namibiano Julius Indongo, riunificando le cinture superleggeri, decise di chiudere il rapporto con la Top Rank, gestendosi in proprio. Nell’occasione disse “Se avesse accettato solo una parte delle opportunità che gli ho offerto si sarebbe potuto comprare una bella villa a Beverly Hill. Comunque buona fortuna”. Dopo la vittoria odierna e la borsa ricevuta, potrebbe acquistarla in contanti. Ma da buona formichina, legata al territorio dove è nato, Bevery Hill non sarebbe l’ambiente ideale. Nel sottoclou, l’atteso scontro tra il campione WBC interim, il camerunense nazionalizzato francese Christian Mbilli (29-0-1) che metteva la cintura in palio contro Lester Martinez (19-0-1), per definire il possibile sfidante di Crawford, si è trasformato in un duello rusticano, dove la boxe era assente. Responsabile principale il guatemalteco, che ha usato lo scibile completo delle scorrettezze, facilitato dall’arbitro Huggins, che gli ha permesso tutto, comprese le prese di lotta libera. Mbili si è trovato in difficoltà e pur mostrando un miglior pugilato, non ha saputo dare consistenza ai suoi colpi. Il verdetto di parità è stato fischiato dal pubblico che riteneva Mbilli il vincitore. Sul rin della Uber Eats Music Hall di Berlino, ritorno vittorioso di Etinosa Oliha (22), 26 anni, che per un problema agli occhi, ora risolto, era stato costretto a rinunciare alla semifinale mondiale medi IBF con Austin Williams (19-1) fissata il 19 luglio negli USA. Contro Ivan Njegac (19-34), collaudatore croato di 32 anni, pro dal 2015, l’astigiano ha dimostrato di essere sulla strada del pieno recupero. Dopo il primo round senza spingere, ma cercando di trovare la giusta distanza e la precisione, nella seconda ripresa la soluzione con la resa del modesto avversario. Soddisfatto il maestro Davide Greguoldo: “Etinosa ha recuperato al cento per cento. Ancora un test e poi siamo pronti per andare in America contro Williams. Il promoter della Agon Sport, Ingo Wolkman che ha sotto contratto Etinosa, ha promesso pieno supporto per questo importante appuntamento”. Dopo la pausa estiva, torna a Milano la grande boxe. Il 3 ottobre al Centro Pavesi sarà la Danger Boxe di Simone Verdicchio allenatore e promoter a proporre una vera e propria maratona pugilistica imperniata sul rientro a Milano di Alessio Lorusso (29-5-2), già campione europeo (2021-2023) opposto all’anconetano Mattia Occhinero (13-2-1) ex tricolore, per l’IBO Internazionale. Sul ring l’emergente superleggero Alex Bindar (5), dalla boxe elegante e spettacolare, in attesa di una cintura, affronta il pericoloso Joseph Okoye (4-1), nigeriano di 26 anni, residente a Ferrara, dal pugno pesante. L’8 novembre sarà la volta della TAF di Edoardo Germani, all’Allianz, la bomboniera milanese, con incontri titolati e molto spettacolari. Il bergamasco adottivo Dario Morello (25-1) idolo del pubblico meneghino, recente campione italiano dei medi, stavolta tenta la conquista EBU Silver contro l’elvetico Faton Vukshinaj (17-1-2), rivale di buona qualità. Il confronto valido per il Mediterraneo IBF superwelter tra Paolo Bologna (11-0-2) fiorentino di 28 anni, ex campione italiano e Nicholas Esposito (20-1) assicura scintille per il temperamento di entrambi, guerrieri indomabili. Idem tra Cristian Mazzon (13-5) e il romano Francesco Russo (13-5), che nel 2023 subì dal milanese un clamoroso KO al quarto round. Tra l’egiziano Mohamed El Maghrabi (13) residente in Lombardia e Davide De Lellis (11-3-3) abruzzese di Pescara, che lo scorso aprile ha conquistato l’IBO del Mediterraneo, ci sarà in palio il tricolore mediomassimi. Il resto della serata, tutto da scoprire, non sarà da meno. Come ogni serata targata dalla TAF. Nella precedente serata di luglio al Centro Pavesi si erano messi in evidenza il tarantino Francesco Magrì (6) impostosi sul generoso Valerio Mantovani, che aveva chiesto la rivincita. Come il mediomassimo di stanza a Milano, Komi Amefiam che aveva costretto alla resa il romano di colore Boob Diouf, dopo un avvio brillante di Boob. Perché non proporre il bis? Solo un modesto consiglio. A Voghera l’ex campione italiano massimi leggeri Jonathan Kogasso (17), è tornato a combattere dopo la vittoria dello scorso maggio al Centro Pavesi di Milano, contro il romano Alfonso Damiani, fermato per ferita al secondo round. In precedenza a marzo aveva difeso il tricolore sempre a Milano, spedendo KO al primo round, il fino ad allora imbattuto Morike Oulare (7-1), 27 anni, nativo della Guinea, residente a Bologna. Dopo quella difesa aveva lasciato vacante la cintura. Il suo maestro Vincenzo Gigliotti ha scelto per il rientro l’esperto Viktar Chvarkou (6-27), 40 anni, nato in Kazakystan, residente a Varsavia, tesserato in Bielorussia, attivo dal 2005. Nel 2016 debuttava nei pro sul ring di Mosca, alternando la doppia attività fino al 2022. Già visto in Italia nel 2024 a Carbonia, superato da Fabio Turchi, mentre a giugno sul ring di Ferrara batteva il locale Emanuele Venturelli. Contro Kogasso si è confermato avversario stoico e ostico. In particolare nei primi tre round, rispondendo colpo su colpo. Poi il maggior tasso tecnico di Kogasso ha fatto la differenza. Adesso dovrà trovare la miglior condizione per trovarsi pronto a impegni titolati e non facili.
Giuliano Orlando