Leonardo Bevilacqua – La mia rinascita

Sul ring ho ritrovato la mia libertà, fuori la mia rinascita. Nessun colpo fa più del male della vita, ma restare in piedi è la vera vittoria.
Prima ha combattuto contro sé stesso e contro il passato, poi contro gli avversari sul ring. Ogni colpo, ogni allenamento, ogni sacrificio è diventato un passo verso la rinascita. Leonardo, oggi conosciuto come “Er Meraviglia”, non cerca più scorciatoie: vuole vincere per sé, per la sua famiglia e per tutti i ragazzi che rischiano di perdersi come accadde a lui. La sua vita è la dimostrazione che si può cadere mille volte, ma restare in piedi è la vera vittoria.
Quando combatte, sente mai di affrontare ancora i fantasmi del suo passato?
Quando salgo sul ring sparisce tutto ciò che ho passato. Tutti i fantasmi che a volte mi tormentano nella vita, lì sopra svaniscono.
Qual è stato il colpo più duro che ha preso nella vita, e quale sul ring? Quale dei due le ha insegnato di più?
Il colpo più duro nella vita è stata la galera: rendermi conto, giorno dopo giorno, che là dentro non c’era via d’uscita, che la pena sembrava aumentare invece di diminuire. Sul ring nessun colpo sarà mai duro come quelli che ho preso nella vita. Sono stati proprio quelli a segnarmi e ad insegnarmi di più.
La criminalità prometteva “soldi facili”, la boxe invece solo sacrificio: quanto la fatica quotidiana l’ha aiutata a non ricadere negli errori di un tempo?
La boxe è stata la mia salvezza da piccolo, la mia ancora in carcere e la mia rinascita dopo il carcere. Posso dire con certezza che la fatica quotidiana degli allenamenti mi dà la forza giusta per non ricadere mai più negli errori del passato.
Le capita di vedere nei giovani del quartiere lo stesso “Leonardo di ieri”? Cosa dice loro quando li incontra?
Sì, mi capita ogni giorno di incontrare ragazzi che fanno gli stessi errori che facevo io. E l’unica cosa che mi viene da dirgli è: “Vattene a lavora’ e poi vie’ in palestra!”
Se un ragazzo con un passato simile al suo bussasse alla sua palestra, quale sarebbe la prima cosa che gli insegnerebbe: un diretto o il rispetto delle regole?
La prima cosa che gli insegnerei è la disciplina e, soprattutto, gli trasmetterei l’amore per il pugilato.
Da “Bruno lo zingaro” a “Er meraviglia”: quanto il nuovo soprannome le ricorda ogni giorno che la sua vita è cambiata?
Ogni giorno questo nuovo soprannome mi ricorda che la mia vita è totalmente cambiata. Quando sento chiamarmi “Bruno”, mi viene spontaneo rispondere: “So’ Er Meraviglia!”.
Quando sul ring alza le mani al cielo, sente di vincere solo per sé stesso o anche contro l’etichetta che la società le aveva cucito addosso?
Quando alzo le mani al cielo ringrazio Dio per avermi dato quest’opportunità. E soprattutto vinco contro tutti quelli che mi hanno sempre giudicato male.
Nel pugilato non ci sono scorciatoie: quanto questo le ha insegnato a non cercarne più nemmeno nella vita?
Non esistono scorciatoie, lo so da sempre. La vita è come il ring: nessuno ti regala niente.
Ha due figlie che crescono guardando il papà pugile: cosa vuole che imparino dal suo percorso, più la vittoria di un titolo o la sua rinascita come uomo?
Le mie bambine devono capire i sacrifici che ho fatto, nella boxe come nella vita, e crescere piene di valori.
Non potendo avere il brevetto da allenatore, sogna comunque una palestra tutta sua: sarebbe solo un progetto sportivo o un centro di redenzione per ragazzi che rischiano la strada sbagliata?
Il mio sogno è avere una palestra tutta mia, un posto dove anche chi crede di non avere futuro possa trovare qualcosa in cui credere e su cui puntare. Proprio come ho fatto io.
Quando dice “sto ancora in piedi”: oggi è più grazie alla boxe o grazie all’amore della sua famiglia?
Lo dico ringraziando sia la boxe che la mia famiglia.
Cosa le riserva il futuro pugilistico?
Il mio obiettivo è il titolo italiano.